Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo I dati del dicembre 1927 e del gennaio 1928 non sono stati ancora pub– blicati. Cosf, il Bollettino di statistica, che non avevo ancora visto quando scrissi la lettera, conferma pienamente la mia affermazione. Il fatto che il governo fascista non potesse evitare di pubblicare, dopo tanto tempo, nel febbraio 1928, le statistiche dall'agosto al novembre 1927, non annulla l'altro fatto che, dal settembre al dicembre 1927 e nel gennaio del 1928 "ritenesse sba– gliato fornire ulteriori dati," mentre fino all'agosto 1927 questi furono, co– me di norma, regolarmente pubblicati mese per mese, nel bollettino del me– se successivo. Il Villari contrappone alle prove della grave crisi dell'industria ma– rittima da me fornite nella lettera, l'indice totale del traffico marittimo ita– liano nel 1927, ammontante a 33.500.000 tonnellate, paragonandolo a quello di 32.600.000 tonnellate del 1926. Desidero fargli notare che la quantità di merce caricata e scaricata di tutte le bandiere nei porti italiani non prova nulla. Se avesse compiuto un piu attento studio delle Prospettive economiche di Mortara, di cui egli cita soltanto la p. 433, avrebbe letto a p. 434 e 435: "La merce caricata e scaricata da navi italiane ammontava nel 1925 a 21,1 milioni di tonnellate, nel 1926 a 22,5 milioni e, nei primi mesi del 1927, a 18 milioni. Escludendo il traffico costiero, essa si riduce a 10,2 mi– lioni di tonnellate nel 1925, a 11,1 milioni nel 1926 e a 9,4 milioni nel 1927 (per i primi nove mesi). Il numero dei passeggeri in arrivo e in partenza su navi italiane era di 520.000 nel 1913; scese a 284.000 nel 1925, a 298.000 nel 1926 e a 229.000 nei primi nove mesi del 1927." Per rendersi conto delle cattive condizioni dell'industria dei trasporti marittimi, dobbiamo prendere in considerazione due fattori: 1) grazie ai sussidi governativi si è continuato a costruire incautamente nuove, inutili navi; 2) la rivalutazione della lira ha rovinato le tariffe dei noli. Il Villari vorrebbe conoscere la mia opinione circa la sua affermazione che: "i datori di lavoro non temono la pretesa tirannia dei sindacati fascisti dei lavoratori piu di quanto non temessero in passato l'effettiva tirannia dei socialisti." La mia opinione è che l'asserzione del Villari è perfettamente giusta. I datori di lavoro non solo non temono, ma anzi approvano grande– mente la tirannia dei sindacati fascisti dei lavoratori. Sotto questa tirannia, nel dicembre 1927, hanno avuto la possibilità di ridurre del 10 per cento i salari dei loro operai senza incontrare alcuna opposizione da parte dei sin– dacati fascisti. Perché dovrebbero temere una tirannia di questo genere? Cordialmente. 20 Warwick Square S.W.I., 15 marzo 360 BiblotecaGino Bianco

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