Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

L'opera degli emigrati dato che in questo paese è concentrata la massa maggiore degli emigrati an– tifascisti. Credere che una spedizione armata possa partire dal territorio fran– cese senza che il governo francese ne sia informato in tempo utile, è vivere con la testa nelle nuvole. Se il governo francese non sbandasse la spedi– zione, ne assumerebbe la responsabilità. In altre parole il governo fran– cese lascerebbe mano libera agli organizzatori dell'impresa solamente se fos– se disposto a fare una guerra con l'Italia. Quale persona di buon. senso può mai pensare che il governo francese voglia mettersi sulle braccia una guer– ra con l'Italia per il solo gusto di lasciare che gli emigrati antifascisti fac– ciano una spedizione pazzesca contro Mussolini? L'esperienza della "con– giura catalana" sta H a dimostrare che il governo francese interverrà sem– pre al momento buono per ridurre all'impotenza tutti quei romantici in ri– tardo che possano trascinare la Francia in una noiosa vertenza internazio– nale. E quale governo farebbe altrimenti? Il risultato di una "azione" del genere non potrebbe essere che uno solo: il governo francese espellerebbe dalla Francia alcune centinaia di rifugiati, e Mussolini potrebbe contare al suo attivo quel trionfo "napoleonico" sulla diplomazia francese, che gli è finora mancato. Dobbiamo noi fornire al governo fascista il pretesto per una vittoria co– s1 a buon mercato? Abbiamo noi il diritto di sollevare incidenti n01os1 per il paese che ci offre la sua protezione e la sua ospitalità? I comitati rivoluzionari Un'altra forma di iniziativa da cui noi emigrati antifascisti dobbiamo astenerci, è quella dei comitati che pretendono di avere larghe affiliazioni gerarchizzate in Italia e i centri direttivi fuori d'Italia. Queste organizzazioni a lungo metraggio sono non solamente a) ineffi– caci, ma anche b) dannose, e) specialmente se persone che vivono all'estero pretendono di manovrarle. _ a) Sono inefficaci. La esperienza del nostro Risorgimento dimostra che nessun movimento rivoluzionario vittorioso fu mai potuto promuovere dal– l'estero attraverso organizzazioni segrete gerarchizzate. Mazzini, che spese tutta la vita ad imbastir congiure ed a preparare movimenti rivoluzionari, passò per tutta la vita di sconfitta in sconfitta, di delusione in delusione. I suoi tentativi servirono certamente come propaganda. Ma quella propagan– da fu dovuta al sacrificio individuale di chi si mise allo sbaraglio, non al fatto che chi si sacrificava appartenesse ad un'organizzazione gerarchica. Questa organizzazione al momento buono non funzionò mai. La sola rivo– luzione autentica, di cui Mazzini fu testimone nella sua lunga vita di con– giurato, fu la rivoluzione del 1848. E Mazzini non se l'aspettava! Nessuna rivoluzione di cui sia poss ibile c onoscere storicamente il retro– scena è mai avvenuta per ordine çlj \.li} çorp.it~ to, 291 BiblotecaGino Bianco

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