Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Mussolini e le bombe fascista o fiancheggiatore italiano il diritto di discutere con me in Inghilter– ra, mentre egli mi vieterebbe con la forza di discutere con lui in Italia. Bi– sogna scegliere: o il bastone o la discussione. Pretendere ai diritti del ba– stone in Italia, o all'onore della discussione all'estero, sarebbe troppo co– modo. Mussolini e le bombe1 Al direttore della " Westminster Gazette" Signore, quando Mussolini era un socialista rivoluzionario di estrema sinistra, gli attentati alla vita dei sovrani e dei ministri non suscitavano lo stesso or– rore di oggi. Nel luglio del 1910 un anarchico lanciò una bomba nel Tea– tro Colon di Buenos Aires. Il 9 luglio 1910 Mussolini scriveva sul giornale Lotta di classe, di cui era allora direttore: Ammetto senza discussioni che in tempi normali le bombe non fanno parte dei metodi socialisti. Ma quando l'oppressione del governo, sia esso repubblicano, imperiale o borbonico, è tale da condurre addirittura all'esclusione dal consorzio umano, la violenza come risposta alla violenza non è condannabile, anche se causa di vittime innocenti. E nel numero del 6 luglio 1910 insisteva: Tutti coloro che assistevano alla famosa serata di gala del Teatro Colon rappresen– tavano le forze della reazione governativa. Come chiamare codardo colui che ha lan– ciato la bomba solo perché si è confuso tra la folla? Non cercò di nascondersi anche Felice Orsini? E i terroristi russi, una volta fatto il colpo, non cercavano di evitare l'arresto? Sono forse degli eroici pazzi coloro che svolgono azioni individuali? Sono quasi sempre degli eroi, ma quasi mai dei pazzi. Era un pazzo Angiolillo? Era un pazzo Bresci? O Sofia Perowskaja? No. Il loro contegno ha suscitato parole di ammirazione anche da parte di intelligenti giornalisti borghesi. Giudicando questi uomini e le loro azioni, non dobbiamo porci sul piano mentale del borghese e della polizia. Non tocca a noi socialisti scagliare la prima pietra. Dobbiamo, invece, riconoscere che le azioni individuali hanno spesso valore e sono talvolta il primo segno di profonde trasformazioni sociali. Angiolillo era l'anarchico che nel 1910 pugnalò l'imperatrice Elisabet– ta d'Austria e Bresci l'anarchico che uccise re Umberto nel luglio del 1900. 1 Da "Westminster Gazette," London, 18 settembre 1926. [N.d.C.] 245 BiblotecaGino Bianco

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