Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo Ma i casi sono due. Il permesso può essermi anche negato. In questo caso io ho il diritto di domandare un anno di aspettativa senza stipendio per motivi di famiglia. È un mio diritto e ne faccio uso. Perché non intendo rinunziare al mio diritto di far lezioni qui, rinunziando allo stipendio italiano. Il rifiuto del permesso vorrebbe dire che mi si vuol soffocare, mi si vuole impedire di pensare e di esistere. E io non mi sottometto. Ma rimango nella legge, rinunziando allo stipendio, senza aver bisogno di nessun per– messo. Se l'aspettativa mi è concessa, faccio le mie lezioni e poi cerco di guadagnarmi la vita qui - il che non mi sarebbe possibile in Italia. E se l'anno venturo le cose saranno sempre allo stesso punto, chiederò un altro anno di aspettativa. È un mio diritto. In due anni possono succedere molte cose. Anche l'astrologo, che aveva permesso al re d'Egitto dieci anni di tempo per insegnare a parlare alla capra, anche lui sperava che in dieci anni o sarebbe morto il re, o sarebbe morto lui, o sarebbe morta la capra. Ma possono anche negarmi di prepotenza l'aspettativa. Tutto è possibile in Italia eccetto l'ingravidazione dell'uomo, oggidL In questo caso li mando tutti al diavolo. Lascio che mi destituiscano per "scarso rendimento." E me ne sto qui a guadagnarmi la vita. Non si tratta, caro Sforza, di lasciare l'Italia volontariamente. Si tratta di essere uomini e di non lasciarsi mettere i piedi sul collo, anche se per questo occorra lasciare la bella e porca Italia. Ricominciare la vita a 50 anni, non può farmi piacere. Rinunziare ai frutti del mio lavoro, meno che mai: e lo stipendio, che ho in Italia, è il frutto del mio lavoro, ed io non posseggo altro ... salvo i milioni donati a Lei e a me dagli jugoslavi. Ma al di sopra del posto, al di sopra di tutte le comodità della vita, c'è la mia libertà, c'è la mia dignità di uomo. lo non posso essere alla mercé del primo Zincalo, o del primo Rotigliano, che vogliano interessarsi di me. O meglio posso rima– nere alla loro mercé, finché non me lo facciano sentire: appena me lo fanno sentire, rivendico il mio diritto. Il mio principio è che debbo far sempre quello che voglio fare anche se i pa– droni attuali dell'Italia me lo vietano. Non faccio nulla per far dispetto a loro. Ma se mi creano ostacoli, non ne tengo conto che per superarli col minimo sforzo e baccano possibile. E se gli ostacoli sono tali che la vita mi sia resa impossibile in Italia, me ne vado all'estero. In Inghilterra posso guadagnarmi decorosamente la vita. In Italia, se mi destitui– scono, morirei di fame. Dunque debbo lasciare l'Italia: primum vivere... Se fossi un signore, rimarrei in Italia a vivere di rendita. Non essendo un signore, debbo andare dove posso vivere. Patria est ubi bene est, dicevano i romani. Questo, caro Sforza, è il mio programma. Piu ci penso su piu mi convinco che non può essere altro. Mia moglie mi scrive che Sforza le ha detto che il re e la regma del Belgio sono stati suoi ospiti al Forte dei Marmi. I giornali tutti hanno dovuto per ordine superiore tacere che l'ospite era lo Sforza. Che imbecillità. La, Stampa del 19 settembre, dice che Fiume costa già all'Italia circa 4 miliardi; siccome gli abitanti sono 40 mila, ci costano 100.000 lire a te– sta. Beati loro! 21 settembre Giardino governatore di Fiume. Zanotti mi scrive che Piacentini gli scrive: "Circa Salvemini m1 pare che Gentile cerchi di far passare inosservato l'incidente. Ne ho piacere, co- , ' . ,, s1 non avra noie. 232 iblotecaGino Bianco

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