Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia Il 24 luglio r92r, verso l'alba, una settantina di fascisti partirono in camion da Grosseto, passando indisturbati davanti alla questura. Arriva– rono a Roccastrada alle 4,30. Il paese era ancora addormentato. Dopo aver sparato una fucilata, si misero a urlare che gli abitanti dovevano esporre la bandiera nazionale, fermando i contadini che uscivano dalle case e ba– stonandoli. Svegliati di soprassalto, gli abitanti non poterono opporre nessuna res_i– stenza. Vi fu un fuggi fuggi generale. Diverse case furono devastate e date alle fiamme, e l'opera di vandalismo continuò per tre ore. Verso le otto, i fascisti risalirono sui loro camions dirigendosi a Sassofortino, dove avevano intenzione di continuare la loro "propaganda nazionale." Poco fuori il paese tre contadini, nascosti dietro una siepe, spararono contro i camions dandosi poi alla fuga. Un fascista rimase ucciso sul colpo. Gli altri, non essendo riusciti a catturare i fuggiaschi, fecero ritorno al paese. Lungo la via - scrive il corrispondente filofascista del Secolo, 26 luglio 1921 - incontrano Tommaso Bartaletti di 59 anni e suo figlio Guido di 27 e li uccidono a colpi di rivoltella. Entrano poscia in paese lanciando alte grida: " Chi ha sparato? Chi ha sparato? " Penetrano in diverse case ed uccidono a colpi di rivoltella e pugnalate Vin– cenzo Tacconi di 27 anni, Francesco Monecheri di 39 anni, Luigi Nativi di 37 anni ed Antonio Fabbri di 68 anni che cade morto accanto alla propria figlia la quale assisteva, folle di terrore, alla terribile scena; Angelo Barni di 53 anni, Ezio Checcucci di 23 anni e Giuseppe Regoli di anni 62, che vengono colpiti a morte per le vie del paese. Giovanni Gori, anch'egli vecchio di 62 anni, riporta una grave ferita; altri cinque sono feriti piu leggermente. ( ...) Intanto mentre si compie l'eccidio il paese si illumina sinistramente delle fiamme appiccate dai fascisti a 17 case delle quali quattro sono ridotte ad un muc– chio di macerie fumanti. I nove uccisi non erano membri di nessuna organizzazione. Soltanto uno era noto come simpatizzante per gli anarchici. I tredici carabinieri di stanza nel paese se ne rimasero assolutamente inerti, chiusi nella loro casérma: si limitarono a telefonare a Grosseto per informare di quello che stava succedendo. Inutile dire che nessuno dei fascisti fu arrestato, per quanto il nome del loro capo, Castellani, segretario del Fascio per la provincia di Grosseto, fosse sulla bocca di tutti; mentre furono arrestati e condannati severamente tre uomini ritenuti colpevoli del– l'imboscata. Molti altri abitanti del paese furono arrestati senza alcun mo– tivo e trattenuti in prigione per non breve tempo. 5. Leggenda e storia. Un fascista, nel descrivere le "pagine eroiche del fascismo polesano" sul Popolo d'Italia del 5 gennaio 1926, cosi scrive: Chi canterà le vostre gesta, magnanimi giovanetti, che la notte trovava su tutte le strade bersagliate dall'insidia e il giorno su tutte le piazze contese dalla fiumana rossa che ancora schiumava di prepotenza? (...) Assaltammo i Comuni e i Comuni caddero, inva- BìblotecaGino Bianco

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