Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia egli non mette mai in rilievo che sarebbe stato assai rischioso fare uso dell'esercito a questo scopo, giacché la disciplina era venut; meno, e non tanto ad opera della propaganda "bolscevica," quanto di quella naziona– lista e dei proclami di D'Annunzio, seguiti dall'esempio sedizioso di gene– rali e ammiragli. E mentre il nostro propagandista è cosf severo a proposito della con– nivenza tra governo e rivoluzionari nel periodo 1919-20, egli sorvola gra– ziosamente sulla connivenza tra militari, magistrati, polizia e fascisti nel 1921-22. Ecco tutto quello che sa della faccenda: Allo stesso modo che Giolitti aveva lasciato mano libera alle forze rivoluzionarie nell'autunno del 1920, quando riteneva che esse fossero le piu forti, cosi adesso rifiutava di intervenire per reprimere le azioni dei fascisti, per quanto illegali queste potessero essere. 26 Una volta, che in Inghilterra io sottolineai questo punto, Villari pub– blicò una lettera sul Manchester Guardian del 27 marzo 1926, affermando che "l'esercito non dette armi ai fascisti, e in verità ì generali piu in vista e gli ufficia.li superiori non erano in nessun modo favorevoli al movimento fascista." Il nostro propagandista, mentre scriveva queste parole, dimenti– cava quanto egli stesso aveva scritto due anni prima a p. 122 di T he Awakening of ltaly, e cioè: Soldati e fascisti di ritorno dalle spedizioni punitive erano salutati entusiasticamente e ricoperti di fiori. I soldati (e sarebbe piu esatto dire gli "ufficiali") che prendevano parte con i fascisti alle spedizioni punitive agivano secondo o contro gli ordini superiori? E le loro gesta venivano punite o ricompensate? Per quanto riguarda le alte autorità militari, lo stesso propagandista scrive alle pp. 175, 180 di The Awakening of ltaly: Le forze fasciste erano state organizzate dal Generale De Bono. Mussolini aveva disposto che a ciascuna delle colonne marcianti su Roma fosse aggregato uno dei ben noti generali che si erano uniti ai fascisti: De Bono, Fara, Ceccherini, Zamboni, ed altri. E a p. 162 del suo recente libro, The Fascist Experiment, egli scrive: · La Marcia su Roma fu opera delle squadre, che erano state militarmente organiz– zate dal Generale De Bono, assistito da numerosi ufficiali sia di carriera che di com– plemento. Per spiegare in che modo i fascisti si fossero armati nel 1921-22, ecco quanto affermava Villari nella sua lettera al Manchester Guardian: A quel tempo gran parte della popolazione era dotata di armi portate dal fronte - tanto i socialisti e i comunisti quanto i fascisti - e i fascisti non avevano nessun bi– sogno di rivolgersi all'esercito per aver delle armi. 26 P. r23 BiblotecaGino Bianco

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