Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Han1ard: L'Italia dal 1919 al 1929 potesse sorgere una autentica rivoluzione, vi fossero degli agenti provocatori tra coloro chè si adoperarono per promuoverlo. 1 Ma va anche ricordato che in tutto il paese le classi lavoratrici erano esasperate dalla prospettiva che il nuovo gabinetto si sarebbe alleato coi fascisti o comunque sarebbe stato inca– pace di disarmarli. La spinta finale fu data dai disordini di Ravenna del 26-29 luglio. Qui il 25 lugli-o un modesto sciopero locale di carrettieri degenerò in un con– flitto, in cui un fascista perse la vita. 2 Ne seguf un conflitto con la polizia in cui rimasero uccisi sette scioperanti. La cosa sarebbe potuta finire qui; ma il 26 luglio calarono sulla città dalle provincie limitrofe tremila fascisti, armati di fucili, bombe e mitragliatrici. Venne ordinato ai dirigenti repub- · blicani, socialisti e comunisti di abbandonare la città entro le ventiquattr'ore. Il giorno 27, i fascisti distrussero la Casa del popolo e tentarono di invadere la Camera del lavoro, il municipio, e le sedi principali delle cooperative dell'intera zona. Nei giorni seguenti distrussero gli uffici di un quotidiano e la succursale di una cooperativa, bruciarono un circolo, e, con una bomba incendiaria, appiccarono il fuoco alla sede principale delle cooperative: solo il piano terreno e un'ala di questo bel palazzo dove una volta aveva abitato Byron rimasero in piedi; i danni ammontarono a un milione e mezzo di lire, che significavano venticinque anni di lavoro continuo ed intelligente. "L'in– cendio del grande edificio - scrive Italo Balbo che comandava le squadre fasciste che compirono l'eroica impresa - proiettava sinistri bagliori nella notte. (...) Dobbiamo oltre a tutto dare agli avversari il senso del terrore." 3 Baldini, organizzatore socialista e deputato al Parlamento, sino all'ultimo momento era rimasto al suo posto nell'edificio. Scrive ancora Balbo: Quando ho visto uscire l'organizzatore socialista con le mani nei capelli e i segni della disperazione sul viso, ho compreso tutta la sua tragedia. Andavano in cenere in quel momento, col palazzo delle cooperative di Ravenna, il sogno e le fatiche della sua vita. Qui era tutta o per lo meno gran parte della forza di cui i socialisti godono nella regione. Organizzazione mastodontica, ma retta con criteri sostanzialmente onesti. Soltanto che non era un ente economico, bens1 politico. 4 1 È questa l'opinione di Don Luigi Sturzo (Italy and Fascism, London, Faber and Gwyer, 1926, p. 107). Come segretario generale del partito popolare, Don Sturzo era in grado di ottenere informazioni attendibili. La sua opinione trova una convalida nel fatto che, quattro settimane prima che lo sciopero venisse proclamato, chi scrive fu avvicinato da un suo amico, che era nell'esecutivo centrale del Sindacato ferrovieri, il quale gli chiese con– siglio sul come votare in merito al proposto sciopero. Egli aveva notato che i più zelanti sostenitori dello sciopero erano uomini sospetti di essere spie della direzione delle ferrovie. Pensò che la direzione volesse lo sciopero per attirare i sindacalisti in una battaglia disa– strosa, e quindi licenziare i capi piu attivi tra i ferrovieri. Consigliato di votare contro lo sciopero, cosi fece. Quando venne proclamato lo sciopero, obbedi all'ordine. Fu licenziato, mentre molti di quelli che appoggiarono lo sciopero rimasero in servizio. 2 La nostra fonte è il " Corriere della Sera. " Si deve rammentare che i corrispon• denti del giornale erano favorevoli al fascismo, e tendevano a gettare sui suoi avversari la responsabilità per il primo atto provocatorio. Non possiamo rispondere né dell'accuratezza né della completezza dei particolari. Cerchiamo semplicemente di dare una certa idea dei fatti, quali ess~ apparvero non agli antifascisti, ma a coloro che favorivano il fascismo, anche se non approvavano i suoi eccessi. 59 2 3 I. BALBO, Diario 1922, Milano, Mon<ladori, 1922, p. 103. ~ Ibidem. BiblotecaGino Bianco

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