Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Capitolo ventitreesimo Lo sciopero g~nerale del I-3 agosto 1922 Il 2 febbraio del 1922, il gabinetto Bonomi si dimetteva. Il suo atteg– giamento incerto .aveva finito con l'attirarsi l'ostilità sia dei fascisti che degli .antifascisti. Giolitti non poteva essere il successore perché, avendo armato i fascisti, nessuno si fidava di lui. La nomina di Nitti avrebbe provocato una rivolta armata dei fascisti sostenuta dalle autorità militari. Un gabinetto na– zionalista-conservatore-fascista non avrebbe potuto contare su piu di un cen– tinaio di deputati. D'altra parte il fatto che socialisti e comunisti avrebbero comunque votato contro qualsiasi gabinetto rendeva la situazione parla– mentare disperata. Sembrava impossibile riuscire a trovare un presidente del Consiglio piu incapace di Bonomi; invece si trovò Facta: un uomo politico di quart' ordine col cervello di una gallina. Egli venne considerato un sosti– tuto, in attesa che scappasse fuori qualcosa a migliorare la situazione che sembrava altrimenti disperatamente senza via d'uscita. Senza dubbio tre erano i mali di cui soffriva il corpo politico italiano: la paralisi parlamentare, la guerra civile e la sedizione militare. Se il Parla– mento non riusciva a riacquistare il suo potere e mettere fine alla guerra ci– vile e alla sedizione militare, esso sarebbe stato privato di tutti i poteri o addirittura tolto di mezzo. Le responsabilità maggiori di questa situazione ricadevano sui deputati . socialisti. Essi si erano separati dai comunisti al principio del 1921. Cosf fa– cendo, non soltanto i socialisti di destra ma gli stessi massimalisti avevano im– plicitamente respinto ogni progetto e ogni speranza di una rivoluzione so– ciale. Adesso avrebbero dovuto sentire il dovere di assicurare un governo che potesse almeno apparire degno di qualche rispetto. Un tale governo sarebbe stato possibile soltanto se i socialisti avessero acconsentito a formare una coa– lizione coi popolari e coi democratici. I socialisti di destra erano favorevoli a tale politica; ma la maggioranza del partito· era composta di marxisti di stretta osservanza, e per essi era inconcepibile cooperare con qualsiasi altra classe sociale che non fosse il proletariato rivoluzionario. Si chiamavano mas– simalisti e rivoluzionari, ma tutto quello che sapevano fare era di risciac-. quarsi la bocca con una rivoluzione che non arrivava mai. Pur senza sapere ibloteca Gino Bianco

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