Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il " bolscevismo " italiano nel 1920 gire all'arresto si era rifugiato in Inghilterra. Una amnistia generale gli aveva riaperto le porte dell'Italia, ma non gli era stato concesso di attraversare la Francia, e quando aveva cercato di effettuare il viaggio per mare, il governo inglese aveva proibito a tutti i piroscafi, inglesi o non inglesi, di prenderlo a bordo. Riusci a filarsela su di una nave italiana; e quando si diffuse la noti– zia che era a Genova, tutta la popolazione lavoratrice sospese il lavoro in segno di gioia, ricevendolo come un eroe conquistatore. Nel febbraio del 1920, ebbe inizio a Milano la pubblicazione di un quotidiano anarchico, Umanità Nuova, sotto la direzione di Malatesta. · A somiglianza di Lenin, Malatesta era un rivoluzionario assolutamente onesto, e il suo lungo, attivo e coraggioso passato, il suo disinteresse, il suo fascino personale e la sua giovanile energia gli conferivano un prestigio im– menso. Ma era cresciuto nel Mezzogiorno tra il 1860 e il 1880; nel 1884 era stato costretto ad andare in esilio per sfuggire il carcere, e da quel momento in poi aveva vissuto all'estero sino al 1913, salvo parecchie visite clandestine della durata di pochi mesi tra il 1896 e il 1897, quando era ia contatto sol~ tanto con pochi amici. Appena poté fare ritorno liberamente, passò dieci mesi - dall'agosto 1913 al giugno 1914 - tra elementi anarchici delle Marche e della Romagna. Non aveva una conoscenza profonda dell'Italia settentrionale, dove negli ultimi quarant'anni l'industria aveva avuto un grande sviluppo e dove il partito socialista controllava i lavoratori urbani. Altri che non erano mai stati costretti a vivere in esilio e erano sempre rimasti in Italia avrebbero dovuto conoscere le cose meglio di Malatesta; ma gli anarchici continuavano a vivere nella atmosfera idealistica di Bakunin, allo stesso modo che i socia– listi vivevano in quella di Marx e i repubblicani in quella di Mazzini. Il "popolo" o il "proletariato" del secolo ventesimo non era piu quello che i rivoluzionari romantici del secolo diciannovesimo avevano immaginato, ama– to e glorificato. Uomini e donne accorrevano a frotte ad ascoltare Malatesta e leggere il suo giornale, con la speranza di trovare in lui il salvatore, il liberatore, il leader, un nuovo Garibaldi, il Lenin italiano. Ma egli non era Lenin, comu– nista; era Malatesta, anàrchico. Secondo la sua dottrina anarchico-individua– lista, chiunque si prodamava leader invece di rimanere umilmente in mezzo agli altri era colpevole del reato di dittatura. Egli era: pronto a partecipare a qualsiasi tentativo rivoluzionario, ma mai come leader dei suoi compagni. Tutti gli uomini dovevano essere liberi e uguali, ed egli non si sentiva auto– rizzato a renderli schiavi dando loro degli ordini, neppure se erano per una rivoluzione. Piu che lusingarsi egli si rattristav~ quando la gente mostrava di attendere da lui la sua guida, deplorevolç residuo di quel rispetto per l'autorità che la disedpcazione borghese aveva seminato nell'ani~o popolare. Nettlau, che condivideva la fede pòlitica di Malatesta, scrive: Era disposto ad affrontare qualsiasi genere di sacrificio, ma non a prendere il pote-re politico. Anche se avessero messo ai suoi piedi una dittatura, egli non l'avrebbe accetta– ta. ( ...) Questa incomprensione, il frutto del culto' dell'autorità comune a tutti i partiti ____,,__ ibloteca Gino Bianco

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