Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia Camera non avevano la possibilità di formare nessuna coalizione ministeriale stabile ed efficace. È vero che la Camera, in tale stato di disorganizzazione, non riusciva a votare i bilanci, né a discutere i progetti di legge. Ma i mini– steri facevano le leggi e approvavano i bilanci per "decreto reale," e l'Italia non ha mai conosciuto tante leggi promulgate per decreto reale come durante il periodo della paralisi parlamentare. 55 Il governo funzionava ad opera di quegli stessi burocrati, che hanno continuato a confezionare decreti sotto la cappa della dittatura fascista, allo stesso modo di come facevano al tempo della " follia bolscevica. " Un prestito nazionale lanciato nel gennaio 1920 fece incassare 18 miliardi, somma di molto superiore a quella di tutti i prestiti di guerra. 56 Nel novembre del 1919 il sistema fiscale sia statale che delle amministra– zioni locali venne riformato in modo radicale. I risultati non si potevano ve– dere subito, perché doveva essere creato un nuovo meccanismo amministra– tivo che rendesse applicabili le nuove misure. 57 Ma il gettito delle imposte, che era stato di 9.675, milioni di lire per il bilancio 1918-19, fu di 15.207 mi– lioni di lire per il 1919-20, e di 18.820 milioni di lire per il 1920-21. 58 Al tempo stesso il governo stava riorganizzando le forze necessarie al mantenimento del'l'ordine pubblico. Alla fine della guerra il numero dei cara– binieri ammontava a 28.000; nel giugno 1920 esso era salito a 60.000. Inoltre era stato creato un corpo di polizia ausiliario, la "Guardia Regia," che nel giugno 1920 contava 25.000 effettivi. 59 Un deputato socialista, che di mestiere era barrocciaio, diventò famoso per la sua abitudine di interrompere i discorsi dei membri del governo, a proposito o a sproposito, gridando: "Sciogliete la Guardia Regia!" Ma la Guardia Regia continuava ad essere potenziata. Questi fatti, insieme a molti altri che potrei citare, danno la possibilità di giudicare quanto sia corretta la descrizione delle condizioni italiane nel dopoguerra fatta dal Dr. Nicholas Murray Butler, presidente della Colum– bia University di New York, il quale ha scritto: L'anarchia, lo sfacelo economico e l'assenza di potere, evidentemente, si erano impa– droniti di quel grande popolo. Da un giorno all'altro, sei ( ?) milioni di italiani si ritro– varono senza acqua né da bere né per usi igienici, le ferrovie fuori uso, il servizio postale sottosopra, le strade in cattivo stato; ovunque prosperava il brigantaggio, l'anarchia e il delitto. 60 · Per farla breve, la paralisi parlamentare non significava la paralisi del governo. Vi furono delle perturbazioni esasperanti, ma non vi fu uno stato 55 Dal 1895 al 1913 il numero di regi decreti variò da un minimo di uno ad un massimo di 24 per anno. Fu la guerra ad aumentare il numero di questi provvedimenti di carattere ecce– zionale. Cosi ve ne furono 100 nel 1914, 221 nel 1915, 173 nel 1916, 337 nel 1917, 318 nel 1918, 1029 nel 1919, 350 nel 1920. (Discussione al Senato il 12 dic. 1925.) 56 ALBERTODE STEFANI, Documenti sulla condizione finanziaria ed economica dell'Italia, Roma, Libreria dello Stato, 1923, p. 367. 57 ENRICO FLORES, Eredità di guerra, Napoli, Ed. Ceccoli, pp. 129 sgg. !! R. BACHI, L'Italia economica nel r92r, cit., pp. 258 sgg. VINCENZO NITTI, op. cit., p. 163. 60 Discorso tenuto il 13 aprile 1927, riportato nel "New York World," 14 aprile 1927. BiblotecaGino Bianco

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