Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia di scandali intollerabili, fin1 per credere che tali scandali succedevano tutti i giorni. Non ho nessuna intenzione di scusare questi disordini privi di senso, desidero soltanto presentare nelle sue giuste proporzioni quello che fu il "bolscevismo" ferroviario di quel malfamato 1920. Certamente le cose sarebbero andate meglio se non ci fosse stata l'epi– demia degli scioperi, ma quando si comincia il discorso dei " se " non si ha il diritto di fermarsi dopo il primo, che è quello che fa comodo alla propria tesi. Si deve andare piu indietro e dire: se non ci fosse stata la guerra, se la classe dirigente italiana, durante e dopo la guerra, non avesse commesso tante corbellerie, se di fatto questi e molti altri se non vi fossero stati, la nevraste– nia del dopoguerra non sarebbe mai esistita, e in ogni modo non sarebbe stata cos1acuta. La vita sociale di un paese non è un campanello elettrico, che suo- • na o smette di suonare non appena diplomatici, generali e profittatori pre– mono o meno il bottone. Una delle cause piu gravi di disagio negli anni del dopoguerra in Italia fu la mancanza di carbone. Alla vigilia della guerra, nel 1913, l'Italia im– portava n,5 milioni di tonnellate di carbone; durante. la guerra, nel 1917, le importaziqni scesero a 5 milioni di tonnellate; tutto ciò non era colpa dei "bolscevichi." Nel 1919, quando la guerra era finita e arrivava il "bolsce– vismo," l'importazione risaH a 6,1 milioni di tonnellate; precipitò ancora a 5,5 milioni nel 1920, ma in quello stesso anno il carbone costava 800 lire la tonnellata nei porti italiani, mentre ne costava solamente 200 in Inghilterra. Questa, e non il "bolscevismo," fu la causa delle gravi difficoltà delle indu– strie. Nel 1921 il prezzo del carbone scese a 250 lire la tonnellata, e le impor– tazioni risalirono a 7 milioni di tonnellate. Nel 1922, le importazioni passa– rono a 9 milioni di tonnellate. 47 La diminuzione nell'importazione di carbone fu spiegata col maggior im– piego di energia elettrica e di nafta. Nel 1913-14, l'Italia consumò 2,3 miliardi di kilowattore; nel 1919-20 ne consumò 4,7 miliardi. Nel 1910-14, l'Italia con– sumò annualmente 1.378.000 quintali di petrolio, benzina e prodotti residui; nel 1915-18 ne consumò 2.260.000 quintali; nel 1919-21, 2.310.000 quintali. 48 Un'altra causa del disagio economico di quegli anni fu la inefficienza dei trasporti ferroviari. Gli scioperi, l'ondata di svogliatezza del dopoguerra, e la indisciplina di marca bolscevièa diffusa tra il personale ferroviario, contribui– rono certamente a tale inefficienza; ma vi furono due altre cause che non do– vrebbero essere sottovalutate: la prima è il cattivo stato in cui il materiale rota– bile si era ridotto durante gli anni di guerra; la seconda è la cattiva qualità del carbone di cui le ferrovie erano costrette a servirsi. 49 Malgrado queste dif– ficili condizioni, le Ferrovie dello Stato, che nel 1913 avevano provveduto al 41 G. MoRTA~A, Prospettive economiche r922, Città di Castello, 1922, pp. 207-18; L. EINAUDI, alla voce Italy, economie and financial history, nella Encyclopaedia Britannica, 1926, p. 575. 48 L. EINAUDI, voce Italy, cit., p. 575; VINCENZO PORRI, L'evoluzione economica italiana nell'ultimo cinquantennio, nel volume I cavalieri del lavoro, Roma, 1925, p. 171. 411 G. MORTARA, Prospettive economiche r922, cit., p. 309. BiblotecaGino Bianco

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