Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 arma per vmcere. Questo fenomeno è stato osservato anche dal Finer, 11 ma uno studio sistematico manca: È nostra opinione che una tale indagine porter.ebbe ~ concludere che anche prima della riforma elettorale del 1882, normalmente, le elezioni in Italia venivano condotte con metodi non peggiori di quelli allora in uso negli altri paesi europei, dove il regime parlamentare funzionava in modo soddisfacente. Quando in Italia un collegio eletto– rale aveva un media di circa 1 .ooo elettori iscritti, di cui neppure 600 si recavano alle urne, per ottenere la vittoria un candidato bastava che raccattasse poche centinaia di voti, e il ministro degli Interni che voleva spostare i voti necessari per vincere ba– stava che facesse sapere ai " notabili " del collegio elettorale chi era il candidato pre– scelto dal governo. Tutto avveniva amichevolmente e senza nessun chiasso. Ciò tut– tavia non impediva il fatto che in molti collegi elettorali gli elettori eleggevano depu– tati di opposizione. Nelle elezioni generali del 1867, il partito al governo evitò a mala– pena la sconfitta. La riforma elettorale del 1882, aumentando in ogni collegio eletto– rale il ·numero degli elettori a una media di circa 4.800, rese piu difficile il compito di un ministro degli Interni che avesse voluto esercitare delle pressioni su un tale corpo elettorale; piu spesso successe che doveva minacciare di destituire i sindaci e sciogliere i consigli comunali, e minacciare o porre in atto atti di violenza e di corru– zione. Ciò rese lo scandalo anche piu manifesto. Nelle elezioni generali del 1892, e in quelle del 1904 e del 1909, Giolitti perfezionò i metodi de~ suoi predecessori. Quando nel 1913 venne concesso il suffragio universale, e un collegio elettorale aveva 17.000 elettori iscritti, Giolitti si trovò ad avere a che fare con una media di 10.000 intenzio– nati a recarsi alle ·urne in ciascun collegio, e per sottometterli dovette sollevare scandali ancor piu clamorosi. II In Italia la vita parlamentare fu considerata cagionevole da tutti gli osservatori indipendenti e onesti; e lo era veramente. Come regola generale la radice del male fu indicata nel fatto che in Italia non esisteva il sistema bipartitico dei paesi anglo– sassoni. Sulla esattezza di questa diagnosi abbiamo molti dubbi. Nel secolo XIX in Inghilterra, la Camera dei comuni si trovò con tre partiti, tutte le volte che il partito irlandese si distaccava dal partito liberale; e quando alla fine del secolo XIX venne sulla scena il partito laburista, vi furono quattro partiti, e neppure il secolo XX conobbe mai un sistema bipartitico. Infatti, quando con la creazione di una Ir– landa indipendente il partito irlandese scomparve dalla Camera dei comuni, i quattro partiti si ridussero di nuovo a tre, ma si raggiunsero addirittura cinque partiti quando il par– tito laburista indipendente e il partito comunista formarono dei gruppi propri. Negli Stati Uniti il governo si trova continuamente di fronte un partito repubblicano e uno democratico ambedue divisi in una maggioranza e una minoranza, sicché in questo p,aese, se si ·accettano i termini tradizionali dei due partiti, non prevale un sistema bipar– titico, bensi un sistema di quattro partiti. Né in Francia, né in Germania, né in Austria il sistema bipartitico ha mai funzionato. In Belgio venne a ,cessare quando il partito socialista si presentò sulla scena in concorrenza con i cattolici e i liberali. I gruppi che formano una società moderna sono tanto numerosi e fluttuanti che è difficile possano disporsi sotto non piu di due etichette. Ciò che conta per il sano funzionamento di un regime parlamentare non è l'esistenza di non piu di due partiti, ma l'esistenza di un partito di maggioranza che governa e di una opposizione che controlla le attività del partito al potere. Il fatto che l'opposizione sia formata di un solo partito o di diversi partiti non impedisce di per sé il funzionamento soddisfa– cente del sistema. In Italia, dal 1903 al 1914, ci fu una coalizione che appoggiava 9 H. FINER, Mussolini's Italy, cit., p. 80. 8-iblotecaGino Bianco

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