Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia dello squadrismo. (...) Chi siano i colpevoli ben lo sappiamo. Qualcuno purtroppo deriva dalla nostra vecc;hia famiglia. (...) I piu sono visi apparsi da poco sulla scena. (...) Pro– fughi tutti della vita famigliare, inadatti a qualsiasi lavoro onesto, accattoni della paziente generosità altrui, pullulanti nei crocchi oziosi della vita di piazza e di caffè. . Il 1 febbraio 1926, Mussolini tornava a ripetere: Tutti gli squadristi debbono entrare nella Milizia. (...) Gli squadristi debbono essere adoperati dagli enti pubblici e privati in quelle funzioni ove siano richiesti onestà ed energia, spregiudicatezza e spirito di sacrificio. 54 In altre parole, le " squadre " non erano mai state disciolte e non lo saranno mai: solamente i loro membri debbono essere arruolati nella mi– lizia. Le " squadre " continuano a funzionare per compiti che richiedono · "energia" e "spregiudicatezza," dato che le parole onestà e spirito di sacrificio sono state aggiunte solo per salvare le apparenze. Diamo qualche esempio della " onestà " e " spirito di sacrificio " dimo– strati dalle " squadre " dopo tale solenne monito del Duce. Nella Stampa dell'8 maggio 1926, si legge che il prefetto di Torino ha sciolto la ~'mutua squadristi," perché alcune sue manifestazioni "tur– bolenti ed illegali hanno in vari casi compromesso l'ordine pubblico." I membri della mutua cercarono di devastare la sede del Fascio di Torino, ma ne furono impediti dalla polizia. 55 L'Osservatore Romano, organo ufficiale del Vaticano e assai favore– volmente disposto nei confronti del fascismo, ecco quanto scriveva nel suo numero del 16 giugno 1926: Livorno 14. - S.E. Rma. Mons. Piccioni ha dovuto prendere un provvedimento ecce– zionale in seguito ai gravissimi incidenti, provocati dalla cosidetta " Squadra della di– sperata II durante la solenne Processione Eucaristica dell'Ottava del Corpus Domini. Un forte gruppo di malconsigliati violenti, scaglionato qua e là, ha fatto irruzione varie volte nel sacro corteo, nel quale ufficiava pontificalmente il Vescovo (...). Dalle minacce i faci– norosi sono passati alla violenza, asportando e profanando vessilli religiosi, malmenando nostri inermi e pacifici giovani, non iscritti a partiti;' e imponendo poi alla Banda Salesiana, che chiudeva la processione, di suonare inni profani, espressamente vietati dalle leggi canoniche. (...) Questa la cronaca. Dobbiamo aggiungere che i disturbatori, che sono - è giusto dichiararlo - fuori dei quadri del Fascio, hanno potuto compiere le proprie gesta senza essere posti a freno dalla pur vicina Questura. E fino a questo momento non si ha notizia di provvedimenti a carico. Il giorno dopo, l'Osservatore, correggendo il giudizio precedente, par– lava di "un piccolo gruppo di persone con insegne fasciste e tra cui fu notato qualche dirigente," a proposito degli aggressori. 56 Il giornale fascista romano La Tribuna, in data 9 maggio 1926, deplora che le "squadre" continuino ad esistere e ad agire: 64 In un colloquio con Carlo Scorza, in cui Mussolini precisava i compiti del fascismo nel 1926. (" Corriere della Sera, " 2 febbraio 1926.) 66 " La Stampa, " 8 maggio 1926. 66 " L'Osservatore Romano, " 1 7 giugno 1926. BiblotecaGinoBianco

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