Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatu1'a fascista in Italia tazione e la persona della vittima prescelta. In tal modo, sicuri che questi è disarmato, gli uomini in uniforme si ritirano e compare la " squadra " a terminare il lavoro. Se poi sono trovate delle armi, il possessore viene arrestato e processato per porto d'armi abusivo. Qualche volta, tuttavia, se non sono state prese tutte le precauzioni e la vittima è armata e riesce a capovolgere la situazione ai danni dei suoi aggressori, allora vengono chia– mati i "militi" in uniforme, e l'individuo o rimane colpito a morte sul · posto, oppure processato per aver opposto resistenza alla forza pubblica: Cet animal est fort méchant Quand on l'attaque il se défend I Ogni volta che si tratta di portare a termine un'operazione su larga scala, vengono mobilitati i fascisti delle località limitrofe, e persino quelii di luoghi distanti. Il grosso delle forze in uniforme rimane in attesa in pros– simità del teatro delle operazioni e pronto per ogni evenienza, mentre le squadre conducono a termine i loro attacchi contro le tipografie dei gior– nali, le sedi sindacali, o le persone contro le quali si è stabilita l'aggressione. Nel caso di un tentativo serio di resistenza, le forze che sono rimaste in attesa vengono chiamate e ogni cosa si aggiusta in quattro e quattr'otto. Questi sistemi non vengono applicati dappertutto allo stesso modo. Nelle zone centrali delle città grandi le violenze sono relativamente rare. In una città grande, le notizie si diffondono con maggiore rapidità e l'opi– nione pubblica potrebbe essere all'erta. Le grandi masse anonime sono meno facilmente controllabili e potrebbero sempre giuocare un ruolo insospettato. Sotto questo punto di vista, Roma è un rifugio di relativa pace, dato che la presenza delle ambasciate e di molti giornalisti stranieri costringe i fa– scisti a una certa moderazione. Ma anche nelle città, specialmente nelle piu lon– tane zone periferiche, atti di violenza si verificano di frequente. Nella stessa Roma hanno avuto luogo violenze assai gravi, quali le aggressioni contro Misuri e contro Amendola, il saccheggio delle abitazioni di Nitti e di Modigliani, e l'assassinio di Matteotti. Nelle cittadine e nei paesi, dove tutti si conoscono e dove i fascisti possono controllare singolarmente ogni abitante, la vita degli antifascisti è resa impossibile; minacce, pressioni, ba– stonature e ferimenti sono avvenimenti quotidiani. I nomi delle "squadre" sono caratteristici: "i Selvaggi," "i Dannati," _ "la Disperata." Esse, come regola, sono composte da un nucleo di "mi– liti," al quale si aggiungono altri fascisti che non fanno parte della milizia. Quando, nel gennaio 192 3, fu creata la milizia, il governo dichiarò ufficialmente che le "squadre" sarebbero state sciolte; tuttavia esse con– tinuarono a esistere. Nel marzo 1924, ad esempio, una squadra di "Ar• diti," armata e con le divise della milizia, percorse su di un camion Mi• lano. Il capo della polizia De Bono telegrafò al prefetto di Milano: BiblotecaGino Bianco

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