Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

L'organizzazione degli insegnanti e la scuola italiana all'inizio del secolo zioni personali, lieto nella buona, tranquillo nella difficile fortuna. Per intuire la giusta misura del suo valore, occorreva vederlo presiedere ai congressi e ai comizi degli insegnanti, mentre calmo, corretto, sorridente a tutti, attentissimo alla discussione e fermo a non lasciarla traviare, pronto a cogliere a prima vista i significati delle proposte, ordinava e classificava via via le piu disparate idee, eliminava con mano cortese quelle che fossero estranee all'argomento, presentava le altre nell'ordine logico piu opportuno, impostava con cristallina chiarezza le votazioni. E solo i pochi che ebbero la fortuna - ahi quanto acerbamente dolorosa oggi! - di essergli amici, quelli che sentirono nella intimità dell'affetto fraterno scendere sulla propria povera anima l'influenza santa, benefica, purificatrice di quell'anima nobilissima, solo essi han potuto apprezzare l'incanto irresistibile che emanava da quello sguardo puro e gentile, da quella signorile finezza di modi, da quella modestia dolce e riguardosa, da quella bontà infinita, che dava sempre, dava a tutti fino al sacrifizio, e per sé non desiderava mai nulla. Fu fiero disprezzatore del male fisico; tenne sempre segrete, tutte per sé, le sue pungenti angoscie morali. Se alcune tracce dei suoi piu nascosti pensieri non fossero sfuggite al mistero assoluto di cui egli li circondava, nessuno - neanche fra i suoi intimi - avrebbe mai sospettati gl'ingiusti dolori onde quel povero cuore fu cosf spesso flagellato, mentre il volto sereno dimostrava tanta gioia di vivere, tanta pace. La stanchezza era per lui vergogna; i colpi tormentosi, che martellavano il suo cervello affaticato - oh, quante volte quell'orribile mal di capo ritorna nei suoi diari e ci rimprovera del crudele lavoro che spensierati eravam cosf facili ad addossargli! - quei colpi tormentosi Egli li curava stringendosi con un fazzoletto le tempia, e continuava a lavorare. Smise di lavorare solo per mettersi sul letto di morte, e le ultime pagine del suo ultimo non compiuto lavoro sono scritte con la scrittura incoerente della debolezza febbrile. Quando la morte gli apparve sicura: "È ita," disse sorridente all'amico che lo assisteva, adattando al nuovo caso la frase scherzosa che soleva ripetere quando dalla partita serale a domino riusciva sconfitto: "Ich bin fertig," furono le sue estreme parole. Amò la piccola vecchia mamma di un affetto tenero, ubbidiente, soave come quello di un fanciullo. La cara vecchietta, la "nonna della Federazione," non verrà piu premurosa a darci il benvenuto quanto andremo a trovare il suo Beppe; non lo aspetterà piu all'albergo facendo la calza nei giorni delle nostre battaglie: il suo bravo e buon figliuolo non ritornerà piu: invano essa lo cerca là, nei bellissimi boschi dello Schwarzwald, sugli stagni gelati, sui monti gravati da candida profonda neve. 154 BibliotecaGino Bianco

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