Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale per anni col resto del popolo italiano in una vita di pericolo e di sofferenza. Dal 1860 in poi, l'esercito aveva afferrato molti di quegli uomini, e li aveva messi a contatto con compagni di altre parti d'Italia, e in altre parti d'Italia, di cui altrimenti non avrebbero avuto nessuna idea; qual– cosa era rimasto di queste esperienze nei loro spiriti, almeno per qualche tempo. Ma esse erano state di breve durata, per i soli mesi del servizio militare, e non per tutti i giovani. Poi, riassorbiti dagli ambienti locali, erano ritornati, su per giu, gli uomini di sempre.' Questa volta la loro assenza era durata quattro anni, durante i quali si erano vista molte volte la morte innanzi agli occhi, e per salvare la vita avevano dovuto tenersi bene stretti ai loro compagni, sotto i loro caporali, i loro sergenti, i loro ufficiali inferiori; molti avevano fatte le esperienze di comandare dopo le esperienze di obbedire. I caporali, i sergenti, i tenenti della guerra sa– rebbero i caporali, i sergenti, i tenenti della pace. La guerra doveva avere prodotto le "guide" per quel popolo cosf difficile a tenere insieme. Fra i reduci avremmo trovato il personale intermediario che ci mancava. Misi anch'io nel movimento dei "combattenti" speranze, che dovevano purtrop– po rivelarsi infondate. Non che la guerra non abbia sconvolto da cima a fondo, al Nord e al Sud, le moltitudini, e data la spinta a giganteschi movimenti collet– tivi, dai quali sarebbe stato possibile ricavare una rinnovazione completa della vita italiana. Ma, nel Nord, i socialisti riformisti avevano perduto ogni autorità, e i socialisti rivoluzionari non avevano idea di fare altra rivoluzione che di parole. Quanto al Sud, vi si fecero avanti molti buoni caporali e sergenti. Ma gli ufficiali? Ne vennero anch'essi. Due di essi furono eletti depu– tati in provincia di Bari insieme a me nella lista dei "combattenti." Ma uno era un medico bestione, che ~ospetto abbia comprato i caporioni della organizzazione provinciale combattenti per essere messo nella lista dei candidati; e durante la campagna elettorale sguinzagliò i suoi agenti a togliermi i voti di preferenza col farmi accusare sotto voce di essere un "bolscevico"; quando yenne il fascismo diventò fascista e fu nominato senatore, pagando chissà quanto a chi teneva le chiavi del cuor di Fede– rico. E l'altro - un giovane avvocato, tutt'altro che stupido, il quale aveva davanti a sé uno splendido avvenire professionale e politico, solo che si fosse mantenuto galantuomo ~ costui, pochi mesi dopo di essere stato eletto, fu travolto in uno scandalo clamoroso, come complice di un bric– cone che vendeva cacio pecorino sul mercato nero. Lo invitai a dimettersi da deputato per difendersi dall'accusa. Lui aveva altro per il capo. Lo buttai a mare nella Camera, augurando che il processo fosse rapido e la giustizia esemplare. Ma, se nessuno pensò a mettere in forse la mia ret– titudine personale, piu d'uno fu della opinione che avrei potuto scegliere con maggiore oculatezza i m1e1 compagni di lista. Non li avevo scelti io. Io stesso era stato scelto, perché il mio nome accreditava la lista, e perché 682 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=