Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Riepilogo Quella polvere di uom1m e di donne aveva bisogno di "guide" per un lavoro permanente costruttivo. Queste guide non potevano essere date che dalla classe degli intellettuali, o da quei proletari, che per dedicarsi ad un lavoro di concetto, cioè ad un impiego politico, dovevano cessare di ess(>n:: lavoratori manuali per diventare anch'essi intellettuali. Ma nell'Italia meri– dionale gl'intellettuali erano quello che io sapevo che fossero... Certo, condanne in blocco sarebbero state inique. Non mancavano gio– vani che si offrivano di secondarci. Ma erano pochi. E fino a quando sa– rebbe durato quel buon volere giovanile? Il bisogno non avrebbe indotto anche· loro a saltare dall'altra parte della trincea? E allora dove sarebbero andate a finire le quote, che essi riscuotevano dalla povera gente per la lega di resistenza, per la cooperativa, per la sezione politica? Anche parec– chi dei loro padri, nel passato, avevano cominciato con buona volontà, e poi erano finiti, come tutti gli altri, giocando la sera a tressette nel "circolo dei civili," e succhiando durante la giornata il sangue della po– vera gente. Come affidare quella povera gente a possibili succhiasangue? Una sera, che in una campagna del mio migliore amico conversavamo in crocchio sotto il cielo stellato, nella dolce frescura succeduta a una gior– nata di estate, un contadino mi disse: "Tu non ci hai mai ingannati." Quelle parole, pronunciate nella oscurità, mi si infissero nell'anima, e non l'hanno abbandonata piu. Potevo io raccomandare alla povera gente, che confidava in me, come "guide," uomini, di cui temevo assai che potes– sero ingannarla? Una volta confidai le mie inquietudini a quell'amico, al quale ho or ora accennato e che aveva della vita locale lunga esperienza, e l'aveva at– traversata rimanendo puro e generoso. Gli domandai se mi era lecito con– tinuare a sommuovere quel terreno, senza avér sottomano gli strumenti per consolidarlo in forma nuova, dopo averlo sommosso. Lui mi disse: "Se non ci fossi tu, che fai del tuo meglio per non ingannarli, verrebbe altri che li ingannerebbe di proposito. Non pretendere una perfezione che non esiste neanche altrove. Tu ti sei dedicato a un lavoro lungo che non finirà con te. Altri continueranno la tua opera. Fa' del tuo meglio. Altro non puoi fare." Quelle parole non mi rallegrarono. Alle elezioni del 1913 - non piu che un incidente, nella politica elet– torale giolittiana - dedicherò una parte di quel volume, che, come ho detto, dovrebbe succedere a questo, e che spero riesca un contributo utile alla storia costituzionale italiana. 11 La prima guer~a mondiale interruppe per quattro anni e mezzo ogni lavoro nella politica interna. Ma fece fiorire in me una speranza inaspet– tata. Ecco un popolo - dicevo fra me e me - sradicato, per la prima volta nella storia, tutto insieme, dalla sua vita tradizionale, e rimescolato 11 Cfr. nota 8 a p. 674. [N.d.C.] 45 681 BibliotecaGino Bianco

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