Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Riepilogo centrati su Milano dicono di essere stati mandati "a difendere i signori"; a Milano è preso a cannonate un convento, innanzi al quale si affolla la poveraglia aspettando il giornaliero piatto di minestra; re Umberto, che non ha un'intelligenza superiore a quella di un caporal maggiore, premia clamorosamente quella repressione; Anna Kuliscioff e Filippo Turati, la mamma e il papà della Critica Sociale, e un'altra dozzina di deputati e giornalisti sono arrestati, processati, e condannati a pene stupidamente feroci per delitti che non hanno commesso. Il giovane socialista diventò allora repubblicano. Non repubblicano per modo di dire, come saranno i socialisti riformisti italiani, e come sarà lui stesso, dopo che il nuovo re, Vittorio Emanuele III, cercherà di farsi ignorare, rintanandosi nel suo guscio. Ma repubblicano militante. Ero non solo socialista e repubblicano ma anche federalista. Nell'in– verno del 1898-99, mentre insegnavo storia al liceo di Lodi, scoprii nella biblioteca comunale gli scrittori politici lombardi del settecento e dell'ot– tocento, e Carlo Cattaneo, che sopra tutti r.om 'aquila vola. Anche oggi, mez– zo secolo e piu dopo di allora, ritorno con gioia e nostalgia a. quel tempo come al piu bello della mia vita._Con quanta intensità il mio cervello lavo– rava allora! Aqua, nix, grando, spiritus procellarum. Oh, la gioia e l'ebrezza di quella gioventu! Diventai, dunque, federalista. Che cosa era il mio federalismo? Era quello di Cattaneo. L'unità nazionale fuori discussione. Ma esercito .a re– clutamento regionale, e non nazionale; autonomie regionali e comunali; finanza, scuole, igiene, strade, porti, tutte le materie che non fossero poli– tica estera e sue immediate dipendenze, divietate al Governo centrale della repubblica federale e affidate agli Enti autonomi locali. Nella federazione repubblicana saranno risoluti tutti i problemi: an– che quelli dell'Italia meridionale. Risoluti da chi? È quel che si domandava quel neofita del federalismo nella rivista repubblicana di Milano Educazio– ne politica. E la risposta era alla mano: dal proletariato e dal partito socia– lista. Anche il partito repubblicano e il partito radicale erano ammessi a cooperare col partito socialista, perché quello era il tempo delle alleanze fra i "partiti popolari" contro la reazione monarchica. Ma il motore cen– trale della nuova storia stava in quel partito. che inquadrava e guidava il proletariato. La dottrina federalista metteva a base della organizzazione amministra– tiva i comuni autonomi, e le "regioni" come nodi intermedi fra i comuni e il Governo federale. Ma la "regione" e le sue funzioni erano rimaste in– definite per tutto il quarantennio precedente nel pensiero di chi si diceva scontento dell'accentramento burocratico; e tali dovevano continuare a rima– nere in tutto il mezzo secolo successivo; e tali dovevano entrare nella Costi– tuzione della presente Repubblica italiana in regioni, ma lasciò che finanche i segretari comunali continuassero ad essere nominati dal Governo centra– le, e non dai Cons~gli comunali, come erano nel regime prefascista. E que- .,, 671 BibliotecaGino Bianco

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