Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Federalismo, regionalismo, autonomismo limiti della legge generale, la deliberazione deve spettare agli interessati, e non ai padreterni di Roma. Le regioni, se debbono nascere, debbono nascere non perché una mag– gioranza nell'Assemblea costituente della Repubblica di là da venire deci– derà che debbano nascere. L'Assemblea costituente abolisca i poteri dei pre– fetti in questo e in molti altri campi, auto;izzi le frazioni a costituirsi in Comuni autonomi, autorizzi i Comuni e le Province ad associarsi o dividersi secondo credono opportuno, e poi abbandoni ciascuno a se stesso. Ognuno per sé e Dio per tutti. Che cosa avverrebbe se le province fossero autorizzate a formare fede– razioni regionali? Molte province rispondono a lunghe tradizioni storiche. In molti casi risalgono ai tempi di Roma. Una provincia corrisponde spesso a quella che ai tempi di Roma fu una "civitas." Quelle, che sono oggi chiamate "regioni," sono né piu né meno che i "compartimenti" degli annuari statistici. Ma molti di questi "comparti– menti-regioni" non hanno nessuna base nella storia italiana. Nel "comparti– mento-regione Emilia 11 le province di Parma e Piacenza sono "civitates" romane, che nel 1859 appartenevano a uno stato: il ducato di Parma. Le province di Reggio e di Modena appartenevano al ducato di Modena. Fer– rara, Bologna, Ravenna, Rimini, ecc. appartenevano agli stati della Chiesa. Le province della cosiddetta "Emilia" non hanno nessuna storia comune. Mentre la cosiddetta "regione" Emilia consta di province che hanno sem– pre avuto una personalità storica propria, esisté una volta un granducato di Toscana diviso in province le quali risalgono anch'esse a Roma. Ma è incerto se Siena, Pisa, Lucca e Arezzo amerebbero dipendere da Firenze piu che da Roma. Il regno delle Due Sicilie consisteva nel continente di province che erano quasi tutte regioni naturali. Se queste regioni-province vorranno rico– stituire una super-regione napoletana, magari con un Borbone come re, fac– ciano pure. Ma debbono essere gli abitanti dell'Italia meridionale a volere cosf e decidere cosf, e non un certo numero di piemontesi o veneti o trie– stini sedenti, dirigenti, e deliberanti a Roma, anche se in un'Assemblea co– stituente. Io non so se in Sardegna le province di Cagliari e di Sassari vorrebbero formare una "regione" sarda. Né so se le province di Palermo, Catania, Messina, ecc. sarebbero disposte a formare una regione siciliana. Dopotutto i porti di Palermo, di Catania, Messina, sono indipendenti l'uno dall'altro e i territori a cui essi servono, non hanno nessun bisogno di formare un'uni– ca regione portuale. Molto probabilmente le province siciliane, abbandonate a se stesse, sa– ranno interessate a formare un consorzio per l'amministrazione in comune delle grandi vie di comunicazione e delle ferrovie principali. Ma Palermo e il territorio dipendente dal porto di Palermo vorranno badare al porto di Palermo, e cosf Messina e Catania. 623 BibliotecaGino Bianco

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