Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale perché "i nostri industriali lignitiferi non debbono fallire, e 1 nostri mma– tori non debbono essere gettati sul lastrico. 119 Il partito socialista, dunque, deve occuparsi anche di evitare il fallimen– to degli industriali lignitiferi? Dopo avere domandato a grandi voci - non discutiamo se a torto o a ragione - la confisca dei sovraprofitti di guerra, si deve fare un'eccezione per i soli industriali lignitiferi? È questa la lotta di classe dei rivoluzionari? È questa la collaborazione di classe dei riformi– sti? In realtà questa non è né lotta né collaborazione di classe: è camorra cieca e brutale di un gruppo di operai, che si allea con un gruppo di indu– striali, per imporre con l'aiuto del partito socialista i propri interessi paras– sitari alla enorme maggioranza della borghesia e del proletariato italiano, che hanno bisogno di avere il combustibile piu a buon mercato che sia pos– sibile per le industrie e per i consumi familiari. Gli organizzatori della Federazione italiana operai chimici (F.I.O.C.) non sono rimasti indietro ai socialisti lignitiferi. Nel congresso nazionale di Roma, dell'aprile 1921, il segretario generale della F.I.O.C. ha invocato la protezione doganale contro l'industria estera,1° in perfetto accordo con la organizzazione padronale, che fino dal 1910 offriva su questo terreno una "collaborazione" alla "classe operaia." Nel novembre del 1920, l' Associazio– ne padronale industriali chimici aveva concesso un aumento globale di tre lire giornaliere agli operai di tutta l'Italia; nell'aprile del 1921, mentre il segretario della F.I.O.C. invocava la protezione doganale, erano concessi an– cora 50 centesimi giornalieri agli uomini e 40 alle donne; nel giugno del 1921 era varata per decreto reale la nuova tariffa doganale proibitiva. Fatto il colpo, il 23 giugno 1921 gli industriali chimici disdissero i concordati. E allora, solamente allora, il segretario generale della F.I.O.C. si avvide che la tariffa doganale era "mostruosa." In Germania l'operaio è trattato meglio, assai meglio del nostro; e la tanto decan– tata concorrenza è dovuta alla migliore organizzazione tecnica e alla minore avidità di guadagno degli imprenditori. Nelle nostre industrie chimiche non c'è crisi, ma una magnifica ripresa che io ritengo duratura: non c'è, infatti, il pericolo della concorrenza estera, stante la mostruosa tariffa doganale, che a salvaguardia dei prodotti chimici, stabilisce perfino il divieto assoluto di entrata nel nostro paese di merci straniere. Si noti ancora che la voce mano d'opera nelle industrie chimiche oscilla intorno al 10% nel costo del prodotto. Non si può, dunque, accennare per giustificare l'assalto ai sa– lari, nemmeno alla necessità di dover ridurre i prezzi delle merci. Una riduzione dei salari non servirebbe a puntellare neppure quelle pochissime e trascurabilissime aziende, che malgrado i dazi protettivi, non hanno possibilità di reggersi sulle proprie gambe. Se pensassi per un solo istante che una riduzione dei salari giova alle industrie chimi– che, nel senso èli contribuire alla ricostruzione del paese, non esiterei affatto a mettermi anche contro gli operai, attirandomi magari le ire delle stesse masse. Sono invece pro– fondamente convinto che le industrie chimiche possono vivere e prosperare, solo se i datori di lavoro riescono ad affezionarsi i propri dipendenti con un trattamento umano. 11 606 9 Difendiamo il combustibile nazionale!, nella "Cooperazione mineraria," 10 febbraio 1921. 10 Si veda il resoconto del congresso nelle "Battaglie sindacali" del maggio 1921. 11 Dal "Secolo," 26 settembre 1921. [N.d.C.] BibliotecaGino Bianco

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