Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movime_nto socialista e questione meridionale abbiamo potuto andare àvanti fino all'autunno scorso senza difficoltà, per– ché gli uomini validi al lavoro erano in buona parte sotto le armi, e man– davano alle famiglie le economie che facevano. Ci erano stati buoni raccolti negli anni scorsi e i proprietari avevano capitali da anticipare per i lavori; quindi c'era richiesta di lavoro e scarsa offerta di mano d'opera. Quindi c'erano alti salari. E con nna giornata costante di 10, 12, 15 lire, e coi sus– sidi alle famiglie dei richiamati, c'era modo di comprare sotto mano il grano a 2, 2,50 e a 3 lire il chilo. Ma con l'autunno passato è cominciata la crisi. Il raccolto cattivo e la smobilitazione hanno determinato la disoccupazione. In molti comuni i con– tadini si considerano fortunati, quando possono lavorare tre giorni la. setti– mana, guadagnando in media sei lire al giorno. Tutte le economie degli anni passati sono esaurite. Essendo in vista un raccolto scarsissimo, i proprie– tari restringono i lavori. In previsione della cattiva annata, si limita il credito anche ai contadini. 'In queste condizioni il chilo di pane, che si vende di nascosto a tre lire, mentre i 330 grammi, che non sono poi tali, sono assolutamente insufficienti, quel chilo di pane diventa irraggiungibile. È il supplizio di Tàntalo ! Signori, la nostra è una popolazione denutrita, e perciò è una popo– lazione neurasteniz.zata. Questo è uno dei segreti fondamentali dei disor– dini, che scoppiano continuamente. Le màrtiri sono le nostre donne, che si tolgono il pane dalla bocca per dar da mangiare all'uomo che lavora e al bambino che deve crescere. E, difatti, abbiamo questo fenomeno: che spesso quelle che dànno il segnale nei tumulti sono le donne; perché sono quelle che soffrono di piu, dato che mangiano di meno. Ora i nostri contadini hanno letto nei resoconti della Camera del 31 lu– glio che in Romagna e in Emilia i lavoratori agricoli hanno un'assegnazione individuale di due quintali di grano all'anno, ossia di 540 grammi di pane al giorno, e domandano tre quintali all'anno; e tutti sappiamo che i produt– tori di grano nascondono molto piu di quanto .non ottengano come razione. Come volete che questa gente sia tranquilla dinanzi ad una disuguaglianza di trattan:iento di questo genere! (interruzioni). Chi viene da Milano racconta che lassu a Milano, l'operaio riceve 400 grammi di pane al giorno, 500 di zucchero al mese, 1500 di pasta. E il nostro lavoratore non riceve che 300 grammi dì pane al giorno; 750 di pasta al mese, quando la riceve; non riceve zucchero, né riso. Sarebbe una ini– quità dire a questa gente: "Contentatevi e crepate di fame." Quando ho fatto questa osservazione a dei colleghi, questi hanno detto che abbiamo ragione. Ma mì hanno fatto osservare che a Milano funziona un sistema perfetto di tesseramento, per cui gli operai hanno 400 grammi di pane, ma le operaie 350, gli impiegati 250, i professionisti 200, i bambr– m 120. "Perché," mi hanno detto, "non fate anche voi il tesseramento?" Signori miei, in molti nostri comuni manca l'anagrafe. Inoltre i Con- 576 BibliotecaGino Bianco

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