Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale di dare le pensioni, non a· tutti i lavoratori, ma a un determinato gruppo di lavoratori. Solamente in questo caso, infatti, si capisce la necessità del triplice contributo: trat– tandosi di un privilegio, che si concederebbe a un gruppo speciale di beniamini, non si potrebbe mettere tutto l'onere del privilegio a carico del bilancio dello Stato, ma si inviterebbe lo Stato a contribuire alla spesa solamente per un terzo, e il resto lo met– terebbero in parti eguali i padroni e i lavoratori interessati. E i beniamini sarebbero, naturalmente, gli operai delle industrie, che sono i meno numerosi, e si possono perciò contentare con un ~nore aggravio del bilancio. E i lavoratori della terra rimar– rebbero esclusi anche da questa nuova conquista, e ne pagherebbero le spese. Fidando soltanto sulla assicurazione obbligatoria - spiegava alla Camera dei de– putati nel dicembre del 1913, l'onorevole Sonnino, che poi, nel dare il suo consenso al recente decreto-legge sulle pensioni con l'assicurazione obbligatoria si è scordato di quel che aveva spiegato cinque anni prima - fidando soltanto sull'assicurazione obbligatoria, si lascerebbero fuori coloro che vivono di lavoro saltuario e non organizzato, come gran parte del proletariato rurale e la quasi totalità delle donne, il cui contributo di lavoro sociale si esplica entro la nicchia delle pareti domestiche. Gli autori del decreto-legge, dunque, sapevano quel che facevano nel- 1' adottare il sistema dell'assicurazione obbligatoria e del triplice contributo: volevano escludere di fatto dalle pensioni i piccoli proprietari, i braccianti, le donne non assorbite dal lavoro industriale; volevano pagare al partito socialista e alla Confederazione del lavoro la mercede della complicità col protezionismo industriale; volevano costruire una nuova macchina per pom– pare cinquanta milioni all'anno a tutta l'Italia per versarli, al' solito, nell'Ita– lia settentrionale. Parteciperanno al nuovo bottino, fra le classi agricole, i mezzadri dell'Italia centrale, gli obbligati 'del Lombardo-Veneto, e i brac– cianti emiliani organizzati nelle cooperative socialiste o repubblicane. Le classi agricole_ del Mezzogiorno, della Sicilia, della Sardegna, rimarranno, ancora una volta, a guardare e a pagare. Noi richiamiamo vivamente l'attenzione dei nostri lettori su questa ingiustizia che grida vendetta. Il Governo degl'industriali protezionisti, d'accordo con i condottieri del partito socialista e delle organizzazioni ope– raie, ha fatto credere di voler pagare, con le pensioni alla vecchiaia, un de– bito nazionale contratto coi soldati, che hanno fatto la guerra. La realtà è che i contadini, che sono stati in trincea, e specialmente i meridionali, sono messi in condizione da non potere utilizzare la legge se non con estrema difficoltà; viceversa gli imboscati 3 delle grandi industrie godranno ancora una volta i vantaggi della nuova legge sociale. Siffatta mostruosa iniquità non deve essere permessa. Uno degli argo– menti fondamentali dell'agitazione elettorale del Mezzogiorno· nei prossimi mesi, deve essere dato dalla critica delle leggi sulle pensioni e dalla prote– sta contro i deputati, che hanno consentito questa infamia senza protestare. Contro il protezionismo industriale, per le pensioni della vecchiaia a 3 La parola "imboscati II fu sostituita da Salvemini nella edizione Einaudi con quella di "operai." [N.d.C.] 566 BibliotecaGino Bianco

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