Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

"L'Unità" ed ii Socialismo che si valgono della loro forza per ottenere particolari privilegi, tale e quale come le -peggiori e piu dannose - dal punto di vista degli interessi generali -:- organizzazioni borghesi. Che si debbano combattere questi privilegi, e si debba sollevare contro di essi lo sdegno e la forza della· pubblica opinione, d'accordo; che si debbano contro-armare i gruppi dei maggiormente sacrificati, d'accordo; che proprio questo sia, in gran parte, l'opera dell'Unità, d'accordo ancora; ma che c'entra con tutto questo il socialismo? Proprio credo che sia giunta l'ora di non occuparsene piu, del signor socialismo, e di non parlarne piu: se ho preso la parola è perché, in questo punto di pieno accordo col nostro amico Carabellese, credo che "bisogna uscire dal socialismo teorico e pratico." C'è qualcuno che oggi pensa ad una rinascita del socialismo: forse le recenti di– mostrazioni? O non si tratta di guizzi di un fuoco che si spenge, alimentati., purtroppo!, da un po' di disoccupazione e da alquanto vento demagogico? Il socialismo ha dati i suoi frutti; è ora, nei peggiori, una -lustra per gabellare i minchioni; nei migliori, una cristallizzazione di pensiero, un lievito inacidito, un'aspi– razione nostalgica da zitelloni. Oggi non si può piu pensare al socialismo senza che ti ballino innanzi agli occhi una mezza dozzina di volponi invecchiati, pochi fanatici ed alcune centinQia di inverosimili fratelli Senussi. Tutti rappresentano i piu bei campioni del passatismo. Certo il Congresso d'Ancona ha dimostrato che c'è ancora della fede e della sin– cerità in qualche anima di condottiero socialista. Meglio cosL E la mistificazione rifor– mista, o falso-rivoluzionaria, poteva perpetuare l'equivoco; s'andava all'infinito. Con Benito Mussolini, per il quale sentiamo molto rispetto, il socialismo dovrà marciare diritto, e si rivelerà quindi per quello che è. Se il Mussolini non sarà soffocato - chi sa quale tortuosa vendetta preparano i vinti, ed i falsi amici - finirà col rendere un importantissimo servizio alla rinnovata politica del nostro paese. Ma l'opera del Mussolini, in tanto sarà utile, in quanto servirà ad accelerare la dimostrazione che del socialismo dobbiamo liberarci e non parlarne piu. Per creare orientamenti nuovi, occorre spirito nuovo. Bisogna, adunque, uscire dal socialismo, anzi, bisogna riconoscere d'esserne usciti e non perpetuare, attorno al nostro giornale, un'atmosfera d'incertezza che lascia per– plessi gli animi di molti, ed attutisce quello slancio di simpatia che l'Unità ha S?puto destare col suo lavoro serio e tenace e col suo esempio di sincerità. Lessi con grandissimo piacere, su queste colonne, il chiaro e ben costrutto discorso del De Viti De Marco "per un programma d'azione democratica." Non m'è sembrato affatto un programma contro il capitalismo, o contro la società borghese. Non vi ho riscontrato nessuna velleità per il frutto integrale del lavoro operaio ecc. ecc. E pure tutti i collaboratori dell'Unità, anche i cosidetti socialisti sottoscrivono a due mani quel programma d'azione. Ora, s'io non fraintendo, il De Viti vorrebbe, tra noi, ingaggiare una battaglia contro gli impacci della libera produzione capitalistica; artificiali impacci che raffrenano il naturale slancio della produzione, arricchiscono i pochi ed impoveriscono la nazione. Se consideriamo in fine, tutte le campagne del nostro giornale, dalla battaglia anti– protezionista alla battaglia per un'equa riforma tributaria, ci accorgeremo che il nostro è tutto un programma che non mira affatto all'avvento del socialismo, come non si limita, in ispecial modo, all'Italia meridionale piu che alla settentrionale, alle cam– pagne piu che alle città, all'agricoltura piu che all'industria, ma guarda all'Italia, nel suo insieme, nella sua unità d'interessi e d'aspirazioni. Spirito concreto, tu intuisci, caro Salvemini, che, dopo tutto (o, meglio, prima di tutto) c'è una realtà ben salda, che resiste al tramontar di molti sogni e di molte dottrine, c'è questo n.ostro paese umile e grande, di cui tu senti tutto il valore storico, e per cui vuoi fare qualcosa degno di considerazione. Certo, nemmeno questa è l'ultima parola. Come vedono gli unitari la patria in relazione alle altre patrie? Che significa per loro la nazione? 559 BibliotecaGino Bianco

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