Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Siderurgia e democrazia favorire gl'interessi di quei gruppi capitalistici a danno della nazione e della restante classe lavoratrice. Sempre in tema di protezionismo siderurgico, e sempre in occasione della interpellanza dell'onorevole Chiesa, noi abbiamo sentito giustificare dal Governo lo scorrettissimo e pericolosissimo intervento di alcuni istituti bancari in aiuto dell'industria siderurgica (dissestata per colpa dei suoi amministratori, e nonostante le enormi protezioni di cui gode), con la con– siderazione che quest'intervento era necessario ad evitare una crisi, che avrebbe buttati sul lastrico gli operai. E il giornale socialista di Genova Il La,voro ha trovato corretta questa giustificazione del Governo! E, pas– sando dai siderurgici agli zuccherieri, non si può nulla tentare contro quest'altra forma rovinosa di protezionismo, senza vedere insorgere subito un certo numero di deputati e giornalisti - non soltanto conservatori, ma anche democratici e socialisti - in difesa, non dei profitti degli industriali parassiti, ma dei salari dei "poveri operai," che rimarrebbero disoccupati, se ci fosse una crisi, cioè se i parassiti del protezionismo zuccheriero non potessero piu far pagare lo zucchero a tutti gli altri Italiani, compresi i la– voratori, al doppio del prezzo naturale. E cosi ùna parte della classe lavo– ratrice minaccia di diventare, nelle mani di pochi speculatori furbi e privi di scrupoli, uno strumento di dominio affaristico a danno dell'intero paese e della intera classe lavoratrice. Perché, ad ogni tentativo di metter fine, o attenuare, o magari non inasprire il peso del protezionismo, ecco gli spe– culatori a mettere avanti i "poveri operai," e a farli servire come loro giannizzeri contro il resto della classe lavoratrice e contro la nazione; ed ecco i partiti democratici rimanere incerti, . paralizzati nell'assalto, e alla fine abbandonare la battaglia e limitarsi a non chiedere altro se non che anche i "poveri operai" abbiano la loro parte nella curée dell'affarismo protezionista. Con questo non dico che la lotta contro il protezionismo si debba con– durre senza nessuna preoccupazione delle crisi, che un mutamento di po– litica doganale possa produrre in gruppi piu o meno estesi della classe operaia. Sarebbe una ingiustizia e un errore di tattica. Sarebbe ingiustizia; perché non è lecito sconvolgere a un tratto e senza compensi la vita di tanta povera gente, dopò averla artificialmente creata a furia di favori con– cessi a gruppi· di affaristi. E sarebbe errore di tattica; perché la minaccia di vedersi ridotti alla fame da una nuova politica ~iberalista, non potrebbe non spingere i gruppi operai minacciati a sostenere il protezionismo: l'eroismo non si può pretendere da nessuno. Perciò sarà necessario studiare, caso per caso, con somma ·cura, tutti quegli espedienti transitori, che pos– sano riescire ad attenuare gli ·attriti del passaggio dal vecchio al nuovo regime. Per esempio, una spesa di dieci milioni, fatta una volta tanto per sussidiare a mille lire per ciascuno i 10.000 operai che vivono nell'in– dustria siderurgica, in vista della crisi che si avrebbe in quest'industria alla fine del protezionismo di cui essa vive, sarebbe non solo un atto di 513 BibliotecaGino Bianco

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