Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Tripoli e i socialisti lina non avrebbe potuto, senza contrasto, occupare l'opinione pubblica con notizie false, contraddittorie, assurde, inventate di sana pianta. Si sarebbe cosi'. lanciato nelle organizzazioni un gruppo di idee con– crete, che venuto il giorno della vera e propria resistenza attiva all'impresa, avrebbero consentito al partito socialista o per lo meno alla frazione rifor– mista del partito socialista, di presentarsi nei comizi di protesta con un nu– mero sufficiente di aderenti psicologicamente preparati a prendere posizione di fronte non solo al nazionalismo scervellato, ma anche al rivoluzionarismo herveista, 3 da cui occorreva non lasciarsi a nessun patto sopraffare. Il partito socialista, invece, fino a mezzo settembre si disinteressò com– pletamente della questione. A che scopo mettersi a studiare sul serio la questione tripolina, se al momento opportuno basteranno quattro frasi fatte, un pizzico di interna– zionalismo, un pizzico di anticolonialismo, un pizzico di sentimentalismo, per risolvere ogni problema? L'Avanti! era tutto occupato a stampar lunghi articoli intorno ai lavori pubblici dell'Italia meridionale il cui monopolio va riservato alle Coopera– tive settentrionali. Ancora in data 16 settembre 19'11, dodici giorni prima dell'ultimatum guerresco, Filippo Turati non riesciva a "prendere sul serio" la "montatura tripolina," e pensava che "la farsa non si sarebbe elevata né al dramma, né alla tragedia." L'attuale presidente del Consiglio non vorrà, verso il iimite estremo di sua car– riera, invidiare gli allori sanguinosi, che attristarono e disonorarono la canizie di Crispi (Critica Sociale, pp. 273-4). Già da due settimane il Corriere della Sera - per cui Tripoli agli ul– timi giorni d'agosto non era mai esistita - s'era buttato a un tratto a corpo perduto nella campagna, per riguadagnare in zelo il vantaggio che gli altri giornali concorrenti avevano in priorità: - e cosi'.dimostrava oramai chia– ramente che a Tripoli ci si andava. C'era qualcosa di piu. Il Corriere della Sera, che non riproduce mai le notizie e le osservazioni che non gli piac– ciono, e che per liberarsi dalla responsabilità di dire qualche cosa un po' ... forte, suole riprodurre e mettere in circolazione la stessa cosa non appena sia detta da un altro giornale, ripeteva del numero del _10settembre queste gravissime parole della Ragione: "La politica estera della monarchia è fal– lita." E nel numerò del 14 settembre riproduceva queste parole assai piu pre– cise e piu caratteristiche del Corriere d'Italia: 3 Da Gustave Hervé, noto agitatore antimilitarista e antipatriottico francese, convertitosi poi al nazionalismo. [N.d.C.] 499 BibliotecaGino Bianco

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