Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale dopo la Sardegna? Di rimboschimenti? di bonifiche? di sistemi tributari e doganali? di scuole? Ohibò! Si agitano, affinché il nome della Basilicata sia sostituito con quello di Lucania. Avvezzi,. fino dai primi anni, a sentir magnificare la "raccomanda– zione" come il solo mezzo per andare avanti nella scuola, nel tribunale, nella banca, nel municipio, a Roma, essi non vedono nella vita se non un gioco di protezioni, uno scontrarsi di influenze piu o meno efficaci, un prevalere di simpatie o di antipatie capricciose. Per essi non esiste nessuna scqla di valori morali obiettivi. Il merito consiste nell'avere un protettore potente. Sarebbero capaci di presentarsi innanzi a un po~sibile patrono, in ginocchio, strisciando la lingua per terra. Si dice che noi meridionali siamo intelligenti. E certo la massa della popolazione rurale, costretta ora per ora a contatto con la realtà laboriosa e dolorosa della vita, è assai intelligente: per lo meno è piu intelligente del contadiname della Bassa Lombardia o delle montagne liguri. E dà prova delle sue attitudil).i al lavoro e al risparmio, non appena, uscita di patria, si trovi un ambiente meno malvagio. ~ Ma per la borghesia le cose cambiano. Andate in un pomeriggio di estate in uno di quei "circoli di civili," in cui si raccoglie il fior fiore della poltroneria paesana; ascoltate per qualche ora conversare quella gente corpulenta, dagli occhi spenti, dalla voce fessa, mezzo sbracata, grossolana e volgare nelle parole e negli atti; badate alle scempiagg1m, ai non-sensi, alle irrealtà di cui sono infarciti i discorsi. E abbiate poi il coraggio di dire che i· meridionali sono intelligenti! Donde nasca questa profonda differenza di capacità intellettuale fra la popolazione "civile" e la popolazione "campagnuola" del Mezzogt8rno, io non so. Forse il lavoro materiale e la vita all'aria aperta preservano i contadini dalla degenerazione, che s'impadronisce ben presto delle fami– glie fannullone in quel clima molle e infestato in gran parte dalla malaria. Questo è certo: che fra i "galantuomini" e i "cafoni" meridionali esi– stono non solo differenze profonde e visibilissime nel modo di vestire, nel dialetto, nella vita di ogni giorno, ma anche vere e proprie differenze so– matiche. Il contadino è magro, asciutto, tenacissimo al lavoro: non diverso doveva essere il "miles quadratus" del tempo romano. Il "civile" è pin– gue, flaccido, inerte, buono a nulla. Il "civile," quando burla il conta– dino, cerca di contraffarne la voce, rendendo bassa e maschia la propria, che normalmente è femminea e in falsetto: crede di far la satira al conta– dino, mentre documenta la degenerazione propria. 1 Ciò che permette molto spesso al "galantuomo" meridionale di pas– sare per intelligente dinanzi ai settentrionali, ferrati di realtà da ogni parte, ma un po' tardigradi, è la "prontezza": una qualità, di ordine inferiore, che posseggono in grado eminente tutti i neurastenici tipo Pickmann, che fanno i divinatori del pensiero sui palcoscenici e per le baracche. 484 BibliotecaGino Bianco

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