Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale controllo. Quanto a combattere sul serio l'infezione, l'ufficiale sanitario darà gli ordini che crederà opportuni: ma l'Amministrazione comunale li farà eseguire finché potrà, e come potrà. Tanto, cento morti di piu o di meno non modificano le tavole della mortalità di tutto il Regno; mentre cento elettori di piu o di meno spostano la maggioranza elettorale nel Comune. Viceversa, è naturale che l'autorità governativa, sulla quale in un modo o nell'altro graverà in massima parte il peso finanziario delle misure pro– filattiche e che deve assicurarsi della serietà della lotta contro l'epidemia nell'interesse dei paesi immuni, ha il dovere di sorvegliare l'opera delle autorità locali, salvo il caso che abbia piena fiducia nella loro diligenza e onestà. Di una fiducia di questo genere pare non fosse degno il n. I agli occhi del prefetto di Bari e dell'ispettore generale sanitario mandato quaggiu da Roma a combattere l'epidemia. E chi conosce quel che qui bolle in pentola, difficilmente po{rà reputare ingiusta la diffidenza delle superiori autorità. Ma, data questa diffidenza, occorreva procedere senza riguardi; mandare qui un commissario sanitario prefettizio, con figura ben definita, il quale concentrasse nelle sue mani tutte le funzioni sanitarie, avesse poteri coer– citivi su tutti i funzionari addetti alla pubblica igiene, organizzasse sotto la sua unica responsabilità tutti i servizi, sorvegliasse personalmente la ero– gazione dei fondi, si sostituisse insomma in tutto e per tutto alle autorità locali, la cui opera era reputata, a torto o a ragione, deficiente o malfida. Il guaio era che, per questa via, si scontentava il n. 1. E il prefetto Ga– sperini non era uomo da fare lo sproposito di mettersi in urto con un'am– ministrazione comunale rappresentata da un deputato di Estrema Sinistra. Siamo o non siamo sotto un ministero democratico? Questo prefetto è il vero tipo del funzionario giolittiano: abilissimo nelle piccole porcherie del– l'amministrazione giornaliera meridionale, ma incapace di fronteggiare le grandi difficoltà, si dimostrò inetto nella prefettura di Napoli durante la crisi del terremoto siculo-calabro del 28 dicembre 1908. Fu responsabile del– le recenti stragi di Andria e di Bari. 4 Destinato ad essere mandato via per queste stragi, fu lasciato in ufficio pel sopraggiungere della epidemia cole– rica, cioè a causa di difficoltà straordinarie che avrebbero dovuto consigliare proprio l'allontanamento della sua incapacità. Si prese, dunque, alla prefettura una via di mezzo. Si deliberò di in– viare a Molfetta una persona, che dovesse non si sa se consigliare o diri– gere o sorvegliare l'Amministrazione locale, senza titolo e senza poteri de– terminanti, salvo a trasformarla in caso di necessità in vero e proprio com– missario. E per questa missione equivoca e insostenibile non si scelse un funzionario amministrativo, agli ordini del quale, se si credeva insufficiente 4 Ad Andria, durante la votazione per le elezioni amministrative, il .31 luglio 1910, "maz– zieri" e forza pubblica fecero fuoco sui contadini della Lega, facendo 2 morti e 10 feriti; a Bari, il 10 agosto, i carabinieri spararono su un corteo di dimostranti contro il carovita, provo– cando 5 morti e 55 feriti. [N.d.C.] 442 BibliotecaGino Bianco

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