Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale e perciò non sono del tutto ingiustificate le "sgarberie" settentrionali, ma anche perché è malagevole convincere chi si reputa superiore ad un altro e va tronfio di questa superiorità, che questa superiorità non è cosi grande come egli crede e soprattutto non è una superiorità innata che il tempo e la volontà non possano pareggiare. A che serve, per esempio, spiegare a un Ligure che è ingiusto condan– nare come barbara tutta una popolazione, sol perché dinanzi a sciagure tremende, come quella di due anni fa, molti restarono istupiditi e acca– sciati ed alcuni ne approfittarono per saccheggiare? A che serve ricordargli che nel disastro di Diano Marina nel 1887, 17 tanto meno orribile di quelli che di tanto in tanto si abbattono sul Meridione, i Liguri presentarono gli stessi fenomeni di accasciamento e di rapacità 18 ? Il vostro interlocutore o non si degnerà neanche di ascoltarvi, oppure, se baderà alle vostre parole, si affretterà a dimenticars.ene, perché gli sareb– be troppo penoso rinunciare alla soddisfazione di dire a se stesso: "Se fosse toccata a noi, che siamo noi, chi sa che miracoli di attività e di eroismo avremmo fatto." Come si fa a ricordare a quei settentrionali - i quali giudicano con severità da razze superio;i le scene di egoismo e di superstizione avvenute in Puglia per la epidemia colerica - che, in occasione del colera del 1884, anche nell'Italia "civile" il popolino credeva al veleno somministrato dai medici e _dalle autorità? Come si fa a convi11cere della gente, che ha biso– gno di credere alla inferiorità altrui per potere allietarsi della superiorità propria, che per giustamente apprezzare i tumulti di Molfetta occorre tener conto delle seguenti circostanze: 1) che il contadino meridionale, in grazia delle oppressioni da cui da tempo immemorabile è vittima, vede in ogni "galantuomo" un nemico aperto o celato, da cui occorre difendersi o dif– fidare; 2) che. nella vita normale il medico laggiu è detestato e tenuto in sospetto dal contadino come qualunque altro "galantuomo"; 3) che le inva– sioni tumultuarie a cui erano sottoposte le case dei colerosi per opera delle guardie municipali e di squadre sanitarie piu o meno improvvisate e dilet– tanti, proprio nei momenti in cui il dolore e la morte invadevano i poveri tuguri, non erano fatte per suscitare sentimenti troppo vivi di contentezza e di gratitudine; 4) che, trattandosi di crumiri e di trogloditi, come nes– suno sentiva il dovere di procedere con tatto e con umanità nell'isolamento 17 Il terremoto del febbraio di quell'anno. [N.d.C.] 18 "La Tribuna," 28 febbraio 1887: "I soldati e i carabinieri lavorano con slancio. I po– polani del paese sono inebetiti, neghittosi, non prestano nessun aiuto. Si deplorano furti dovuti alla gente del paese." "Il Secolo," 27 febbraio 1887:" "Lo spettacolo è rattristante. Donne pian– genti, bambini che gridano, uomini che paiono istupiditi dal dolore, e sono incapaci di aiutare i soldati nel faticoso e pericoloso lavoro." "Corriere della Sera," 26 febbraio 1887: "È dolorosis– simo constatare che i superstiti hanno una piena incuria delle vittime. Nessuno reclama per la salvezza dei congiunti. Sono tutti inebetiti." 28 febbraio 1887: "Regna atonia, egoismo. Il terrore immenso pare distrugga i sentimenti di amore e di famiglia. L'egoismo si rivela mostruosamente sviluppato in tutti. Nessuno del paese presta mano all'opera di salvataggio; pare li muova soltanto l'interesse." 422 BibliotecaGino Bianco

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