Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Suffragio universale ( specialmente in rapporto al problema meridionale) rori, i propri dolori, l'artefice libera del proprio destino: e questa padronanza di sé stessa non le era normalmente possibile, finché non avesse posseduto l'uso incondizionato delle libertà politiche fondamentali. E data questa no– stra fede, avremmo considerato come atto di viltà ogni rinuncia, fosse pure parziale, fosse pure transitoria, fosse pure compensata dalle piu mirabo– lanti larghezze materiali, di quello che era il nostro fine prevalente e im– mediato. Questo fine noi sapemmo metterlo al disopra dei nostri migliori affetti. Fra il 1898 e il 1900, quando il nostro partito chiedeva l'amnistia per i condannati politici, e il Governo, per bocca dello stesso re, dichiarava che non avrebbe concessa l'amnistia, se la Camera non avesse prima approvati i provvedimenti politici reazionari e data la "sicurezza accertata" che i sovversivi non sarebbero stati piu pericolosi, i nostri deputati, seguiti dal consenso caloroso di tutto il partito ed incoraggiati da coloro stessi che era– no in carcere, iniziarono la lotta violenta contro i provvedimenti politici e continuarono ad esigere l'amnistia. Quanti di noi speravano, durante il 1899, nel periodo piu nero della reazione, che la vittoria fosse tanto vicina? Quanti di noi non sentivano e forse non esageravano anche a sé st~ssi la difficoltà della battaglia? Eppure nessuno si sognava di rinunziare alla lotta, perché la lotta era difficile. Vole– vamo vivere, e ci era necessario lottare per vivere. Sentivamo la necessità dell'azione nostra e ne accettavamo le difficoltà. Non eravamo giunti ancora alla saggezza. Non avevamo preso ancora l'abitudine di rifuggire dalle imprese difficili. Non ci chiedevamo, nell'atto di rivendicare i diritti politici della classe lavoratrice, se i nostri avversari erano disposti ad essere compiacenti con noi. Sapevamo quel che volevamo e sapevamo volerlo. Vinta questa battaglia, il nostro partito si è trovato e si trova tuttora incerto sull'indirizzo da dare alla sua azione. In questo nostro paese, cosI eterogeneo ed attraversato da cosI profondi dislivelli economici, sociali, in– tellettuali, fra regione e regione, fra zona e zona della medesima regione, i singoli individui, le singole categorie professionali, i singoli gruppi lo– cali o regionali, si sono trovati in posizioni iniziali diverse, con tradizioni, temperamenti, abitudini di pensiero, bisogni, pregiudizi, opportunità locali svariatissime tutt'altro che facili a conciliare. Finché la politica reazionaria dei partiti conservatori aveva costrette queste diverse forze a rimanere stret– te insieme in un unico sforzo disperato ed elementare di vita, gl'inconve– nienti della eterogeneità non erano stati molto sensibili. Ma, assicurata la libertà d'azione a ciascun gruppo, venuta meno la forza esterna che li tene– va tutti allo stesso livello e li associava in uno sforzo unico, le difficoltà di coordinare le singole esigenze speciali e locali in un programma d'azione comune, dovevano rilevarsi sempre piu numerose e piu gravi. Ogni gruppo, dopo avere conquistato con l'aiuto di tutti il diritto di muoversi liberamente, si è dato a muoversi per conto proprio, dimentican- 27 393 BibliotecaGino Bianco

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