Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Spettri e realtà borghesi a domandarsi se era proprio da persone intelligenti dare il pro– prio aiuto a un movimento che comincia sul serio a dar noia alla borghesia. Quanti giovanotti di belle speranze, figli d'industriali, di agricoltori, di commercianti, che fecero rialzare, prima del 1900, i prezzi delle cravatte rosse, ed erano socialisti magari intransigenti, han finito poi come Romeo Soldi2 e giocano la sera a terziglio col parroco o col brigadiere dei cara– binieri nel retrobottega della farmacia monarchica? Essi sono sempre so– cialisti; ma deplorano il loro "ideale infranto": sono socialisti "sfiduciati." D'altra parte, nel miglioramento delle condizioni economiche generali av– veratosi dal 1900 in poi, parecchi, che si erano "convertiti" al socialismo come si convertirebbe O. E. Marginati3 se perdesse l'impiego, hanno bene o male trovato modo di ristabilire l'equilibrio del bilancio. Molti altri, che erano socialisti per semplice reazione contro la illiberalità malvagia dei partiti dominanti, non trovano oramai quasi piu nulla contro cui essere in– soddisfatti. Anche costoro sono sempre socialisti; ma sono socialisti "tiepidi," e, se pure restano per forza d'abitudine iscritti nel partito, non si occupa– no piu di nulla, o peggio ancora sono riformisti: cioè non vogliono sec– cature. Dopo tutti questi salassi, che cosa è rimasto nel partito socialista di elementi, non iscritti solo sulle matricole, ma attivi e battaglieri? Sono rimasti tutti gli studenti bocciati e bocciabili, altrimenti detti "giovani so– cialisti": tutti i proletari e piccoli borghesi di quegli ambienti economici arretrati, in cui, non essendo possibile alcun lavoro utile nelle organizza– zioni e nelle amministrazioni, il Circolo serve di luogo di ritrovo, dove fino a mezzanotte si gioca a carte, si beve un bicchiere, si risolvono le questioni sociali, si votano ordini del giorno a ignominia dell'on. Giolitti, a gloria dell' on. Ferri, a lode benevola, sebbene con qualche riserva, per l'on. Clemenceau; tutti gli avvocatucci ambiziosetti dalla testerellina vuo– ta e dall'agile scilinguagnolo, aspiranti a rappresentare il popolo sovrano; tutti quei proletarì intellettuali, cioè proletari dell'intelligenza, che non hanno ancora risoluto il problema di equilibrare il bilancio e sperano con l'aiuto del partito di avere un impiego di 50 lire al mese in una Lega o in un ufficio comunale; tutti·. i chiacchieroni intollerabili, che si dimetterebbe– ro da socialisti se il partito sopprimesse i comizì, le conferenze, le "ottime giornate di propaganda" e gli applausi. Anche prima del 1901 costoro im– perversavano nel partito; ma non erano i soli padroni del campo. Eppoi, prima del 1901, per i bisogni della piazza, anche loro servivano bene: per essere utile allora non occorreva altro che avere polmoni di ferro per urla– re, mentre al giorno d'oggi ci vuole purtroppo dell'altro. 2 Cremonese, collaboratore della "Critica Sociale" tra il 1894 e il 1900, nel 1902 era stato tra i fondatori, a Milano, dell'organo dei sindacalisti rivoluzionari, l'" Avanguardia Socialista," estintosi nel 1906. [N.d.C.] 3 Pseudonimo sotto il quale Luigi Locatelli aveva dato vita al personaggio del "cittadino che protesta" nel settimanale umoristico "Il Travaso delle Idee." [N.d.C.] 325 BibliotecaGino Bianco

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