Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale è buoni a nulla, il meglio che si possa fare è di porsi il cinto di castità e rinchiudersi nel castello in aria della intransigenza e della rivoluzione. Un altro gruppo di rivoluzionari è costituito da quei socialisti, che han– no una vertenza personale con qualche "caro compagno," il quale alla sua volta per reazione si dichiara riformista: o viceversa. Già prima che spun– tassero le tendenze, tutti i nostri circoli erano il campo di mille piccole rivalità palesi e occulte, che trovavano modo di manifestarsi in tutte le circostanze, e davano molto fìlo da torcere alla povera direzione del partito. Questioni, che in origine non avevano nulla da fare con nessuna tendenza di questo mondo: incompatibilità individuali, gelosie amorose, vanità in– soddisfatte, pettegolezzi piu o meno ridicoli. Ma non appena fra i maggiori uomini e fra i piu importanti giornali del partito è insorta una discussione di dottrina e di tattica, subito in quei piccoli serragli di ferocia fraterna - Caino e Abele erano fratelli - gli uni hanno aderito a un'opinione, gli altri all'altra. Non di rado è stato il caso che ha distribuito le parti: un giornale letto o commentato prima dall'uno che dall'altro; una parola pronunziata senza sospetto, su cui l'amor proprio obbliga poi ad insistere di fronte alle critiche acerbe degli avversari; una fortuita stretta di mano scambiata alla stazione da un deputato di passaggio· con l'uno piuttosto che con l'altro leader delle batracomiomachie paesane: ecco gl'incidenti che hanno deter– minato spesso gli orientamenti delle fazioni: nelle cui fìle ogni discussione degenera in discordia, e ogni discordia si inacerbisce in odio, mentre Marx ed Engels inchiodati alle mura dei circoli assistono esterrefatti alle gesta dei preparatori del mondo futuro. Queste lotte intestine era naturale che divenissero piu che mai spietate, dopo che il consolidarsi dell'organizzazione operaia e le vittorie popolari amministrative hanno spalancato l'uscio alla conquista delle cariche e - non per niente siamo materialisti storici - degli stipendi e degl'impieghi. Ricordiamoci, infatti, che la parte piu attiva e piu numerosa dei nostri circoli è formata di piccoli borghesi disoccupati e famelici, che si credono socialisti perché non sono riesciti a scavarsi una nicchia nella odiata società borghese. Non appena ci sono state ossa da rodere, costoro si son trovati fra loro in concorrenza per i segretariati stipendiati delle Camere del lavoro e delle altre organizzazioni operaie, per gl'impieghi municipali nei comuni dominati in tutto o in parte dai socialisti, per le direzioni di giornaletti locali, pel desiderio di andare a scaldar le panche del Consiglio comunale e magari del Parlamento. E quelli che sono arrivati a destinazione, si procla– mano riformisti; quelli che aspirano a passare a miglior vita, dando lo sgambetto al "caro compagno," si vantano rivoluzionari. La concorrenza è feroce soprattutto nell'Italia del Nord, dove il bottino è piu vistoso: le famose tendenze di Milano e gli odt implacabili, che nella "capitale morale" dividono i riformisti dai rivoluzionari, hanno per base gli stipendi della Camera del lavoro, della Società Umanitaria, delle orga– nizzazioni operaie e degl'impieghi municipali. 312 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=