Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale Ma questa sconfitta non ci consiglia a pentirci. Noi restiamo con le grandi organizza– zioni proletarie dell'Emilia e della Liguria; e per oggi il loro assenso ci basta. Certo questa nostra fedeltà alla classe, che intendiamo accompagnare nella sua graduale ascensione, ha contribuito alla nostra sconfitta di Bologna, ma noi amiamo meglio essere vinti con il riformismo proletario che non trionfare con la rivoluzione piccolo-borghese. Osservo: I) chiedendo riforme politiche non si fanno gl'interessi della sola piccola borghesia, ma anche del proletariato: chiedendo quindi riforme politiche, il riformismo socialista non perde niente affatto il carattere di riformismo proletario; 2) il riformismo, per essere riformismo, deve adattarsi alle condi– zioni del paese, in cui vuol tradursi in realtà; ora, l'Emilia e la Liguria non sono se non una minima parte dell'Italia. Il Bonomi crede di aver giustificato il riformismo sociale, quando ab– bia richiamato alla nostra memoria che esso è il vero riformismo proletario autentico degno del partito socialista. Invece, consiste proprio in questa circostanza la condanna oggi i·n ltali'a del riformismo sociale. L'Italia oggi non è matura a un'azione schi.ettamente proletaria. I socialisti riformisti. se non vogliono essere nella loro azione pratica degli acchiappanuvole, de– vono capire che dalla loro teoria generale non deriva oggi i·n Italia il rifor– mismo sociale, ma il riformismo politico. Se rimarranno legati al riformi– smo sociale, continueranno ad aver l'appoggio dei Liguri e degli Emiliani; ma rimarranno soli coi Liguri e con gli Emiliani. E continueranno ad essere sconfitti. · Non ce n'importa, - dice il Bonomi; - e il suo gesto è senza dubbio molto commendevole dal punto di vista morale: i dottrinari e gl'ideologi sono destinati sempre a prenderne da tutte le parti, ma in fondo sono gente simpatica. Se non che noi vorremmo che il Bonomi e gli altri amici, che la pensano come lui, si preoccupassero· un po' meno di meritarsi la palma del martirio, e un po' piu di non mandare in rovina il partito socialista e di non impedire il rinnovamento democratico del nostro paese. I riformisti hanno una bellissima teoria generale; ma operano in pieno contrasto con quanto vorrebbe la loro teoria, e fanno fiaschi su tutta la linea. I rivoluzionari combattono il riformismo sociale, ma - essendo alla loro volta ideologi e dottrinari peggiori che non sieno i riformisti - creano una teoria generale completamente sbagliata, pongono cosf un diaframma di a– strazioni puerili fra sé e la realtà, e si interdicono nel paese ogni azione utile ed efficace. E tutto va a rotoli. In queste condizioni i nostri devono pensare a ben altro che ad andare in paradiso, in qualità di vergini e màr– tiri del socialismo autentico. Devono ricordarsi ciò che ci hanno mille volte insegnato: che cioè il socialismo deve partire dall'oggi per arri varc al do– mani; devono guardare una carta geografica dell'Italia, osservare che le zo– ne abitate da un proletariato progredito non sono oggi che una minima 308 BibliotecaGino Bianco

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