Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

L'autonomia comunale e il Congresso di Parma con poca spesa e fatica in convegni preparatori, affiatarsi, coordinare l'opera loro, influire sui Comuni vicini per tirarli nella Lega. Invece, in una Lega nazionale tutti i Comuni sono in corrispondenza con un unico centro, il quale non può mantenere un contatto perenne con tutti, e non può spronare i Comuni torbidi e restii, perché non ha in essi degli addentellati di rela– zioni personali, non può insomma far altro che mandare una circolare di invito e aspettare pazientemente che le adesioni piovano come Dio vuole. La Lega nazionale dev'essere quindi necessariamente lentissima nelle mosse, contraddittoria negli elementi costitutivi, torbida nell'azione. Peggio ancora, una Lega nazionale deve per necessità raccogliersi intorno ad un unico centro molto importante, per esempio Milano, ingelosendo le altre grandi città, che si appartano dal movimento, laddove una Lega regionale si riu– nisce naturalmente intorno al centro storico della regione senza suscitare le gelosie di nessuno. E il Comune, che diventa il centro della Lega nazio– nale, siccome sente che il mettersi a capo di un gran movimento come quello non è un'impresa da nulla, cerca da una parte di portare ovunque consigli di prudenza per non assumersi una eccessiva responsabilità; pre– tende dall'altro di raccogliere un gran numero di adesioni prima di muo– versi perché vuol essere sicuro del fatto suo; e per far numero è obbligato a smorzare il carattere dell'agitazione per attirare i timidi e i poltroni. Cosi si perde un tempo prezioso a raccogliere· le adesioni, e quando, dopo tanti stenti, si raggiungerà il numero tondo del migliaio, si trova che con quel grosso esercito non c'è niente da fare, perché il gruppo dei volenterosi e degli energici è come incapsulato dalla massa morta di coloro che sono entrati nella Lega solo dopo che è stata ridotta ad Associazione o confra– ternita, che dir si voglia, dopo "essersi bene assicurati, per dichiarazione dei proponenti, che l'azione della Lega sarebbe stata rigorosamente legale." Quando poi a quest'errore di metodo si aggiungano la fìaccona e la mala volontà, si ha quel che s'è avuto nel caso nostro: si perdono dician– nove mesi di tempo e alla fìne si convoca un congresso clandestino e lo si organizza in modo che non debba conchiuder nulla. Col metodo proposto dal Vezzani, invece, sarebbero bastati cinquanta Comuni lombardi democratici, stretti in lega ed entrati in campagna fìn dalla primavera del 1900, per imporre al paese la questione delle autonomie comunali, per suggestionare, colla forza dei fatti i fiacchi e i dormienti, per dare alle altre regioni un utile esempio di attività e di energia: in poco tem– po sarebbero nate altre Leghe regionali e allora - solo allora - si sarebbe potuto tenere il congresso generale della federazione dei Comuni italiani. L'errore è stato quello di mettere il carro avanti ai buoi, di aver pen– sato a creare il movimento generale prima di creare gli organismi locali. In un'azione federalista abbiamo seguito il metodo unitario; abbiamo scos– sa la sudditanza del ministro dell'Interno e ci siam sottoposti al sindaco di Milano; e non abbiamo capito che la questione non stava nello scuotere la polvere di un'adorazione per cominciare subito con un'altra, ma nel 231 BibliotecaGino Bianco

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