Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Commenti forse inutili alle "dic.hiarazioni necessarie" voluzionari professionali 11 di "sbraitare sui tetti la immancabile rivoluzione che non si decide a scoppiare, 11 ci tengo a dichiarare che sui tetti non ci sono mai andato. Ma in Italia l'odio pel rivoluzionarismo verbale ci ha portati a un eccesso opposto: invece di salire sui tetti a sbraitare la rivoluzione, vi sa– liamo per sbraitare la legalità e la resistenza passiva. L'odio pel rivoluzio– narismo verbale ci fece assistere come tanti allocchi alla battaglia di Abba Garima, salvo a prendercela coi repubblicani perché erano stati allocchi come noi ... L'odio per il rivoluzionarismo verbale. consigliò nel '94 molti socialisti a far la concorrenza ai reazionari nelle invettive contro i conta– dini siciliani - e tu, caro Turati, ti opponesti alla corrente - e lo stesso odio spinse i socialisti torinesi a pubblicare nel maggio '98 un manifesto contro i presunti insorti milanesi, che è uno dei ricordi piu dolorosi di quel mese sventurato. L'odio pel rivoluzionarismo verbale ci obbliga a negare che non tutti i mali, dai quali è afflitta la nostra vita politica, si debbano attribuire alla costituzione sociale borghese, ma che c'è un largo margine di male prodotto dalla costituzione politica non borghese; intendendo con queste ultime parole la ristretta oligarchia di affaristi, di militaristi, di la– tifondisti, che si è impadronita con la frode del nostro Governo e vi si mantiene con la violenza contro la grandissima maggioranza del paese. Le questioni sociali le studiamo, le dibattiamo, le svisceriamo: parliamo di plusvalore, di materialismo storico, di dottrina catastrofica; di fronte ai mali politici e alla loro causa indietreggiamo, perché non vogliamo fare del rivoluzionarismo verbale. Cosi'. conserviamo di partito preso nella no– stra cultura e nella nostra propaganda una profonda lacuna, per non essere obbligati a toccare dei problemi che solo una rivoluzione... non verbale potrebbe risolvere. Pensiamo e operiamo precisamente come pensano e ope– rano i bigotti delle istituzioni, che, di fronte a certi fatti e a certi problemi, chiudono sistematicamente gli occhi per non vedere. Per paura di apparire rivoluzionari professionali, sbagliamo la diagnosi dei nostri mali, e quindi siam portati a sbagliare la prognosi, affidandoci pel rimedio ai taumaturghi della Sinistra costituzionale. È vero o non è vero, che l'impresa d'Africa e l'impresa cinese non sono state volute né dalla Camera, né dal paese? e da chi sono state volute? "Silenzio! tu fai del rivoluzionarismo verbale; parliamo piuttosto di ... ma– terialismo storico." Il bello poi è che, mentre in teoria odiamo il rivoluzionarismo verbale, in pratica siamo spinti a farne ad ogni piè sospinto dalle condizioni di– sperate del paese: ci vantiamo di essere sovversivi, Pelloux è il compagno promessi nelle banche, negli appalti e nelle forniture pubbliche, nelle corruzioni elettorali e giudiziarie, nelle questioni ferroviarie, ecc. ecc., ed esposti continuamente ad essere ricattati da chi ha nelle mani i documenti della loro corruzione. Non si può -mica essere coraggiosi quando si è minacçiati c!alla galera. 14S BibliotecaGino Bianco

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