Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale del nostro paese, - ma che non deve spingerci a commettere errori, da cui possa esser compromesso l'avvenire del partito. Vi è in molti compagni la smania di "dare una lezione" ai moderati; bisognerebbe che nel maggior numero dei comuni la lista monarchica rie– scisse sconfitta; e per ottenere questo intento bisogna che i socialisti si alleino con i repubblicani e i democratici. L'esempio di Milano, in cui i partiti popolari si stringeranno insieme e faranno contro le istituzioni una dimostrazione formidabile, alletterà naturalmente gli altri paesi a fare lo stesso. Sarebbe certo una gran bella cosa, se neanche un moderato riescisse eletto in tutta Italia; ma questo desiderio non deve indurci ad accettare ciecamente ogni alleanza, non deve farci dimenticare che noi dobbiamo combattere non solo la moderateria, ma anche la confusione, e che data l'attuale costituzione politica, per noi in questo momento, la lotta eletto– rale deve essere specialmente uno strumento per la educazione politica delle masse. Vi son socialisti che pur di "dare una lezione" ai moderati man– gerebbero dei rospi vivi; sono come certe ragazze un po' invecchiate che, pur di avere un marito, sposerebbero uno storpiato. Adagio a' ma' passi, cari compagni. Ricordiamo che i connubi fra un sano ~ un ammalato quasi sempre producono rampolli di qualità scadente. La intransigenza assoluta è stata ormai condannata dalla grandissima maggioranza del partito; siamo ormai quasi tutti d'accordo che l'alleanza fra noi e i repubblicani e i democratici non si deve mai respingere a priori, ma può essere in date circostanze accettata. Peraltro bisogna distinguere. Vi sono socialisti seri, come quelli che stanno in galera a Pallanza, 2 e vi sono socialisti da burla. Allo stesso modo vi sono repubblicani seri, come quelli che stanno in galera a Finalborgo, 3 e dei repubblicani da operetta; dei democratici solidi, com'era il povero Cavalletti, e dei democratici ... evanescenti. Nel fare le alleanze bisogna dunque stare attenti ai nostri polli. Non basta che i nostri possibili alleati si dicano repubblicani o democratici; bisogna che siano tali e che siano stati sempre tali. Il partito repubblicano in molti luoghi non ha organizzazione alcuna; i democratici sono disorga– nizzati quasi ovunque; questo permette a molti mestatori e arruffoni di fare i democratici e di uccellare il prossimo loro in nome della democrazia. Bisogna dunque porre come condizione indispensabile di qualsiasi al– leanza coi partiti affini, la discussione pubblica dei nomi. Se gli affini non accettano questa condizione preliminare, vuol dire che gatta ci cova; vuol dire che hanno delle persone bacate da spingere avanti e non vogliono comprometterle con la discussione pubblica. E nel 2 Tra essi Turati. [N.d.C.] 3 Tra essi Romussi. [N.d.C.] 130 BibliotecaGino Bianco

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