Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale dal regno delle nuvole, dove si lascia trasportare dalla sua fantasia, scenda un po' su questa bassa terra. I grandi mutamenti politici non sono mai avvenuti, come candidamente mostra di credere il pessimista, per un proposito e secondo un proposito consapevolmente archi– tettato e metodicamente messo in atto. Questi metodi non hanno portato, solitamente, che ad avvenimenti come quelli della spedizione di Savoia e del 6 febbraio 1853. I conflitti che si sono risoluti nell'avvento e -nella caduta della monarchia di luglio in Francia sono sorti spontaneamente, quasi imprevedutamente da contrasti d'ordine costituzionale, che pure si volevano risolvere pacificamente; e il moto violento non fu che l'episodio risolutivo di tutta un'evoluzione economica della Francia, e specialmente della sua borghesia ambiziosa di assumere il potere direttamente senza gerenti e senza mediatori. Il secondo Impero cadde per contraccolpo di Sedan, senza conflitto interno. Fuori della Francia, nella quale il loro trionfo è spiegato anche in buona parte dalle condizioni della metropoli accentratrice, tentativi simili sono ordinariamente abortiti o hanno avuto un effetto tutto effimero. Dal suarantotto in poi certi rimedi eroici si sono resi sempre piu difficili sia per la loro piu difficile riuscita cosi bene rilevata dall'Engels, sia per ragioni d'ordine sociale. La borghesia ha rinunziato ad insorgere perché dovrebbe insorgere contro sé stessa. L'indirizzo di governo è quello fatto o consentito da essa, e qualche giorno solo di torbidi turba troppi suoi interessi e suscita in essa troppe paure, perché non diventi subito reazionaria. Il proletariato, poi, specie in certi paesi, non costituisce una forza politicamente organizzata e tale da superare anche le resistenze della borghesia sospet– tosa o terrorizzata. In queste condizioni i rimedi erozd dei se_mplicisti o pessimisti che sieno sono l'unica via per ... non arrivare. Ma, che fare, dunque? Ecco: non è detto che per ogni specie di mali vi sia un rimedio bello e pronto, come vogliono i semplicisti; e che, pel solo fatto che si abbia il desiderio di uscire da una condizione dolorosissima e malagevolissima, si debba apprendersi a specifici atti a rincrudire il malanno. Quanto piu la condizione è triste, tanto piu il rimedio è diffi– cile e sopra tutto è lento. Non è già che si debba fare i fachiri; ma tra l'immobilità isterica dei fachiri e l'isterismo irrequieto degli agitatori, vi è l'attività sana dell'uomo normale che gira gli ostacoli o li muove per via indiretta, ed è questo per fortuna il proposito di molta parte del partito socialista, della grandissima maggioranza. Io non voglio ripetere qui ciò che altrove ho svolto ampiamente e con cui ho cercato di mostrare la vana illusione che la violenza, tanto dall'alto che dal basso, ha \ nel credere di potere raggiungere durevoli effetti. Questo improvviso -e infinito sgomento innanzi a quest'aura di reazione, è cosa da impulsivi, come le improvvise suggestioni di rivolta. Nella scorsa estate pareva che si fosse già al finimondo; e pochi mesi dopo l'amni– stia s'imponeva come un fatto ine_vitabile. La reazione ha già perduto fiato; e si fa troppo onore al brav général o a chi per lui, se si crede che possa riuscire a strozzare la libertà e il socialismo. Ci è tutto un processo di disintegrazione, intimo, di effetto immancabile, che lavora per l'avvenire e di cui bisogna saper trarre profitto. Tutto il presente indirizzo di politica interna ed esterna poggia sul sistema tri– butario divenuto incomportabile. La borghesia italiana si trova per caso nella condizione del cane di Esopo, ròso dalle mosche, ma che pure non osa voltarsi dall'altro lato per paura che gliene venga addosso qualcuna di piu. Che libertà di stampai Che questione di civiltà! Che diritto di associazione! Nella preoccupazione permanente di stracciare morso a morso il diritto di vivere, non si trova tempo per pensare a bisogni morali che eccedono i primi e piu rudimentali. 106 BibliotecaGino Bianco

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