Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

L'l talia aspetta Carissimo Bissolati,1 ben disse l'Ava~ti! che noi non possiamo pretendere dalla Giunta radicale di Milano degli atti repubblicani. I radicali, mentre si dichiarano avversi a qualunque bigottismo dinastico e vogliono attuare il loro programma fidandosi esclusivamente sull'appoggio delle forze popolari, credono che le attuali forme politiche non possono né vogliono ostacolare l'opera del loro partito, e che quindi non val la pena di combattere nemici, che non danno noia a nessuno. I repubblicani invece ·credono che è grave errore, nel porre in atto il programma democratico, fare astrazione dagli ostacoli, che certo deriveranno dalla nostra struttura politica, e noi siamo d'accordo coi repubblicani. Ma, dice bene l'Avanti·!, ciò non vuol .dire che l'azione dei radicali non abbia oggi una grande importanza nella vita politica italiana: "essi dimostrano che il loro programma di riforme non è affatto un programma di rivoluzioni giacobine, ma solo una imitazione di ciò che si fa in paesi piu civili e piu progrediti; che se, come è prevedibile, certe forze reazionarie, ancora gagliarde in Italia, impediranno il libero svolgersi di queste attività nuove, i radicali avranno fatto, senza volerlo, la piu efficace delle propad . ,, gan e sovversive. Dunque o i radicali legalitari riescono nella loro opera riformatrice, e in questo caso il loro partito riporta una grande vittoria e si assicura per molto tempo ancora l'appoggio dei repubblicani e dei socialisti, i quali sono avversi alle attuali forme -politiche non per il gusto puerile di posar da rivoluzionari, ma perché vedono in esse un ostacolo al progresso democratico. Ma a questo caso fortunato l'Avanti! ci crede poco e non ha torto davvero. Oppure i radicali non riesc9no. E questo può avvenire o perché i radicali rinunzino volontariamente al loro programma e tradiscano le loro· promesse adattandosi a servire la reazione - e in questo caso. il partito radicale legalitario perde ogni ragione di esistere; oppure i radicali legalitarì non riescono nell'opera loro perché ostacolati dalle forze reazionarie annidantisi nel potere centrale - e in questo caso il partito radicale legalitario muore lo stesso. Infatti quando i radicali avran dimostrato con la loro stessa opera che sono precisamente le leggi, alle quali essi proclamano di voler tenersi fedeli, 1 Bissolati Leonida (1857-1920), deputato di Pescarolo ed Uniti, Budrio, Roma Il, Crèmona per le legislature XX-XXV. Socialista espulso dal partito, fu tra i fondatori del partito socialista riformista e, in seguito, interventista democratico. Nel 1900 era direttore dell'" Avanti!" [N.d.C.] 39 Biblioteca G·ino Bianco

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