Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Appendice E Pio Xl e la guerra etiopica Secondo la dottrina cattolica, la guerra è giusta e legittima solo se ad essa si ricorre per difesa, e anche in questo caso, solo dopo che tutti gli altri mezzi di difesa siano stati esauriti. Esisteva un trattato del 1928 tra Italia ed Etiopia, che impegnava i due Governi a comporre le loro divergenze mediante la conciliazione e l'arbitrato prima di ricorrere alla guerra. L'Imperatore d'Etiopia aveva ripetutamente dièhiarato di essere pronto a sottoporre tutte le questioni tra l'Italia e l'Etiopia all'arbitrato. Se Mussolini aveva reali motivi di accusa, ed aveva quindi in proprio favore una delle due condi– zioni che avrebbero giustificato la guerra, gli mancava l'altra ragione essenziale per una guerra giusta: l'impossibilità di ottenere giustizia con altri mezzi. Questo punto doveva essere tenuto presente dai cattolici nel decidere se la guerra di Mussolini fosse giusta o no. Pio XI e il suo Segretario di Stato, Cardinale Pacelli (ora Pio XII), si conformarono a questa dottrina• nel 1935 e 1936? Toynbee mentre afferma che Pio XI rimase neutrale, si sente sconcertato da siffatta neutralità. "Mussolini commise quella enorme offesa a Dio e agli uom1m senza una esplicita condanna di Pio XI. Non c'era nessuna giustificazione religiosa o morale perché l'auto– rità ecclesiastica si tenesse estranea ali.a parte politica dell'umana condotta, perché la politica, come ogni altro elemento dell'universo, non è esente dalla conoscenza di Dio... Un Gregorio VII avrebbe rischiato la propria sorte personale e gl'interessi temporali del proprio alto ufficio ecclesiastico nel tentativo di richiamare il tiranno criminale alle sue responsabilità" (Survey 1936, II, 103). Uno fra i migliori storici di fede cattolica, che si siano occupati dei rapporti tra Pio XI e Mussolini, segue una linea di pensiero del tutto diversa. Egli insegna che il Papato in linea di principio condanna le guerre ingiuste, e in linea di principio afferma il dovere di risolvere le controversie internazionali con metodi pacifici; ma quando scop– pia la guerra, esso si dichiara neutrale tra i belligeranti. Ma il Papato non si è mai assunta la responsabilità di denunciare una determinata guerra come ingiusta. "Questo implicherebbe un giudizio su cause ed eventi di significato eminentemente secolare. Leone XIII non condannò la guerra contro i Boeri come un atto di aggres– sione britannica. Benedetto XV rifiutò di condannare la violazione della neutralità del Belgio commessa dalla Germania. Non c'era alcuna ragione per cui in occasione della guerra etiopica il Papato scagliasse contro l'Italia un particolare anatema che non era mai stato usato contro gli altri fortunati predecessori in siffatti delitti. " 1 1 BINCHY, State and Church, pp. 638-643. 741 BibloJecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=