Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale bussolotti, era riuscito a turlupinare tutti. Vulgus vult decipi. Quando si diffuse la notizia che era lui, il nuovo ministro degli Esteri in Inghilterra, il mondo ebbe un fremito di speranza. Finalmente la Società delle Nazioni diventava una realtà viva e non una finzione! Le sanzioni - la sanzione sul petrolio - sarebbero state applicate ora sul serio. Lohengrin aveva trionfato. Accanto a lui Baldwin mise, come Lord del Sigillo Privato, Lord Halifax, che doveva col tempo rivelarsi come il fedele cane di guardia dell'intesa anglo-germanica. Mussolini, com'era da aspettarselo, contribuf la sua parte al trionfo di Eden. Prima che la scelta di Baldwin fosse annunziata il solito porta~ voce del Ministero degli esteri italiano, mentre esprimeva la speranza che fosse scelto Sir Austen Chamberlain, aggiungeva che se fosse stato scelto Eden "questo si sarebbe potuto quasi considerare come un atto deli– beratamente non amichevole"; "ogni speranza di conclusione conciliante nell'attuale crisi diventerebbe automaticamente piu remota." E quando lo sgradito evento si verificò, il corrispondente della Reuter fu informato che "la nomina diminuiva la prospettiva di localizzare il conflitto" (MG. 22-XII). Si ripeteva in Italia che "non c'erano due uomini di Governo i quali avessero maggior ragione di gratitudine reciproca che Eden e Musso– lini: senza Eden il Duce non avrebbe mai conquistato l'Abissinia, e senza Mussolini Eden non sarebbe mai diventato ministro degli Esteri. " 3 Pareva che il Duce non potesse piu contare che sul solo Laval. Ma anche Laval era irritato con lui. Nella difficile situazione creatagli dal falli– mento del Patto, scrisse a Mussolini una lettera (22 dicembre 1935) per ricordargli che l'accordo del gennaio 1935 "dava all'Italia una via per ottenere con mezzi pacifici lo sfruttamento economico del paese"; quando Mussolini cominciò a spedire truppe nell'Africa Orientale, Lavai richiamò ancora una volta la sua attenzione sulla serietà della situazione; sebbene gli desse sempre un appoggio amichevole per arrivare a una soluzione soddisfacente del problema, Laval aveva sempre definito chiaramente i limiti oltre cui la Francia non poteva andare nella sua politica di amicizia, dati i suoi obblighi verso la Società delle Nazioni. Mussolini rispose (25 dicembre) affermando che Laval non solo aveva riconosciuto la preponderanza economica italiana in Etiopia, ma nelle loro conversazioni si era sempre parlato di "mano libera," riservati rima– nendo i diritti francesi. I diritti economici non potevano essere assicurati senza il dominio politico. Lavai non poteva aver pensato che i 114.000 chilometri quadrati di deserto a sud della Tripolitania, e gli 800 chilometri quadrati sulla costa somala ceduti all'Italia potessero essere considerati come una soluzione del problema demografico italiano.4 Ma, come fece osservare il Manchester Guardian (28-XII), Laval era 3 PRICE, I know these dictators, p. 'Z79. 4 VILLARI, Storia diplomatica, pp. 191-2, 237. 582 Bibloteca Gino Bianco

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