Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

L'opinione pubblica ali'opera Il popolo italiano è pronto ad assumersi le piu gravi responsabilità, qualora do– vessero diventare necessarie, e ad opporsi con tutti i mezzi, anche i piu estremi, a coloro che tentassero di arrestare, a svantaggio dell'Italia, il corso della storia. In ogni caso, l'Italia è decisa, e lo ha detto pubblicamente, a considerare chiuso per sempre il periodo dei tentativi per una pacifica collaborazione con l'Etiopia. Dopo aver ottenuto questo brillante risultato, il Presidente della com– missione ehiese ad Aloisi quali obieziohi avesse il Governo italiano contro le proposte di Parigi. Aloisi rispose che non aveva niente da dire. Ora che aveva scoperto che Aloisi non aveva niente da dire, la com– missione con lodevole premura, formò una sottocommissione, che esploras– se la situazione e riferisse. L'unico aspetto della situazione degno di esse– re esplorato era se i Governi britannico e francese fossero d'accordo per prendere la cosa sul serio. Questo era precisamente l'angolo del problema che la sottocommissione doveva lasciare nel buio. L'Assemblea Generale si riunf il 9 settembre, e impiegò due giorni in questioni di procedura. Frattanto il 10 settembre ebbe luogo uno scam– bio di vedute tra Laval, Hoare, Eden e Lord Vansittart. Il risultato fu ri– velato da Laval alla Camera dei Deputati francese il 28 dicembre 1935: Il 10 settembre ebbi a Ginevra delle conversazioni con Sir Samuel Hoare e il s1g. Eden... Discutemmo ed esaminammo - in quello spirito di stretta cooperazione, che dovrebbe sempre animare gli uomini di stato francesi e britannici - la grave situazione di fronte alla quale stava per essere posto il mondo per la guerra italo-etio– pica. Ci trovammo immediatamente d'accordo nell'escludere sanzioni militari, non adottare nessuna misura di blocco navale e non contemplare mai la chiusura del ca– nale di Suez, in una parola convenimmo di escludere tutto ciò che potesse condurre alla guerra. Esaminammo poi quali sanzioni di natura finanziaria od economica potes– simo adottare. Non ricordo che ci sia stata neppure la minima difficoltà tra i ministri britannici e me ... Fummo d'accordo nel dire che misure quali le sanzioni finanziarie o l'embargo sulle armi, dovessero prima di tutto essere sottoposte ad una commissione che non era ancora stata istituita, e inoltre che si potessero adottare altre misure, in particolare il rifiuto di comperare dall'Italia o di vendere all'Italia. 5 5 Non c'è neppure una parola nel libro del Villari su quest'accordo del 10 settembre. Siamo solamente informati che Laval informò Aloisi che "le sanzioni sarebbero state esclusiva– mente economiche e che egli avrebbe fatto del suo meglio per ridurre al minimo le misure che la Gran Bretagna si disponeva ad attuare contro l'Italia" (p. 134). L'uomo scriveva nel 1942, per fare "propaganda" contro l'Inghilterra, alimentando negli italiani la convinzione che Eden avesse voluto "soffocare l'Italia," "pugnalarla nella schiena," "schiacciarla a tutti i costi," "affogarla, affamarla, assassinarla," "strangolarla," "provocare il fal– limento della nazione" (p. 156, 159, 160, 161, 180, 192, 193, 222, 223), "spingendo avanti a tutta velocità la macchina sanzionista" (p. 188), ottenendo "il successivo aggravamento delle sanzioni" (p. 161) e "cercando di allettare gli Stati Uniti nel campo sanzionista" (p. 160). Nello stesso tem– po siamo informati che "non si sa ancora se il Governo inglese, nell'applicare le sanzioni seguisse un serio piano militare o politico, o piuttosto andasse a caso" (p. 171). Il fatto è che il Governo inglese non andò mai a caso. Agi sempre d'accordo con Lavai, in modo che Mussolini potesse otte– nere a buon mercato una piccola vittoria in una breve guerra e non una vittoria totale e decisiva - Villari non può nominare Eden "l'arei-intrigante il cui nome sarà sempre legato al delitto sanzioni– sta" - senza perdere il lume degli occhi: Eden vedeva nella Società delle Nazioni "un trampolino per la sua carriera personale" e "la possibilità di crearsi una grande posizione"; il suo "spi– rito di amara vendetta contro l'Italia e gli italiani non poteva essere soddisfatto, se non con Io schiaffeggiare e umiliare la nazione," "era pronto a provocare un'altra guerra mondiale an– che piu disastrosa della guerra del 1914-19" (p. 11); benché pochi fra i delegati delle potenze della Società considerassero l'Italia colpevole, tutti "obbedirono agli ordini di Eden" (pp. 156, 193); questi esercitò "violenta pressione, accompagnata da minacce e intimidazioni, su tutti i delegati, per obbligarli ad obbedire ai suoi ordini" (p. 169). Lo studio dei documenti dimostra 455 Bibloteca Gino Bianco

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