Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale l'immigrazione italiana. La diminuzione delle nascite poteva produrre i suoi effetti solo a lunga scadenza, e dipendeva da condizioni morali e reli– giose, sulle quali i governi hanno poco controllo. Finché la diminuzione delle nascite non avesse determinato un ragionevole equilibrio tra popola– zione e sussistenze, il problema della sovrapopolazione italiana sarebbe sem– pre sussistito. A meno che il problema della emigrazione italiana non fosse stato affrontato con spirito di comprensione e di giustizia, un'Italia sovra– popolata e inquieta sarebbe stata sempre tentata di unirsi agli altri popoli scontenti per rompere le barriere che la tenevano rinchiusa. Certamente agli emigranti italiani non si poteva permettere di river– sarsi a casaccio in qualsiasi paese a sconvolgervi il mercato del lavoro. Il paese importatore aveva il diritto di sorvegliare il flusso dell'immigrazione dal punto di vista fisico, intellettuale e morale, e anche di arrestarlo in pe– riodi di depressione. Ogni disposizione presa dai paesi importatori di lavoro per obbligare gli immigranti italiani ad elevare i loro valori personali, avreb– be dovuto essere accolta con gratitudine da tutti gli italiani che desideras– sero il progresso del loro paese. Prima della prima guerra mondiale migliaia di contadini meridionali impararono a leggere e scrivere quando appresero che gli analfabeti sarebbero stati esclusi dagli Stati Uniti. Inoltre agl'im– migranti non si sarebbe dovuto permettere di affollarsi nelle città in quar– tiéri, che erano una vergogna per quell{ che li abitavano e per quelli che permettevano loro di abitarli. 11a altro era sorvegliare la qualità degl'immi– granti e dirigerne il flusso secondo appositi piani, altro bloccare del tutto e per sempre ogni immigrazione, mentre vaste zone restavano poco popolate. Ed anche peggio era stabilire discriminazioni tra diversi popoli, escludendo in blocco tutti gli uomini e tutte le donne di certi paesi come se fossero lebbrosi. Ma il Duce aveva distrutto l'unica valida ragione - la ragione dell'u– manità - in base alla quale avrebbe potuto chiedere agli altri paesi di pren– dere in considerazione la triste situazione del popolo italiano. Se c'era un paese, che Mussolini avrebbe avuto minor ragione di di– sturbare pretestando il problema della popolazione, questo paese era la Francia. Dopo la guerra del 1914-18, la Francia sol~ dette generosa ospitalità al lavoro italiano. Se la Francia avesse seguito la stessa politica degli Stati Uniti, del Canada e dell'Australia, l'Italia avrebbe dovuto provvedere ad un milione di lavoratori che non avrebbero potuto andare in Francia. La Fran– cia aveva bisogno di lavoro e l'Italia era in grado di fornirlo. Le loro condi– zioni economiche erano complementari e non antagonistiche. Attaccando la Francia nel 1940, Mussolini creò nuovi e terribili ostacoli contro la solu– zione del problema italiano in Francia e nelle colonie francesi. In questo campo, piu che in ogni altro, l'uomo fu impari al compito di adattare le sue fantasie alla realtà di una nazione che egli credeva di con– durre alla grandezza e condusse alla rovina. Né lui, né i suoi dervisci si domandarono mai se le conquiste coloniali 114 Biblu ecct Gino Bianco

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