Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

" Comt siamo andati in Libia " t altri scritti dal 1900 al 1915 Tutto questo vale per il giorno in cui la Triplice scadrà. Fino a quando la Triplice sia in vigore, noi dobbiamo rimanerle fedeli nei limiti del trattato. E, poiché in questo trattato o in taluna. delle clausole accessorie di .-esso, sembra che non manchi qualche garanzia degli interessi italiani nella penisola balcanica, l'Italia ha bene il diritto di porre alle sue alleate l'aut aut: o rispetto di questi interessi, o rottura dell'alleanza anche prima che ne scadano 1 termini. * Tutte queste idee sono, per disgrazia, troppo complicate, troppo "strambe" per il semplicismo pacifista. - Al pacifista è indifferente trovarsi dalla parte della scopa o dalla parte del manico, purché ci sia la pace. Un pacifista non capirà mai la differenza fra la pace germanica e la pace inglese. Un pacifista non sarà mai capace di capire la situazione pericolosissima, in cui si tro- . verà l'Italia, se non saprà volgersi a tempo verso l'Inghilterra e far traboccare la bilancia contro la Germania per rifarsi finalmente, in grazia dell'alleanza inglese, di tutti i ricatti con cui da venticinque anni la Germania l'ha tenuta prigioniera e sfruttata. Al pacifista perfetto basta andare in giro pel mondo gridando: "Pace, pace, pace... salvo il caso che dobbiate andare a combattere con Garibaldi, come ci andai io mezzo secolo fa." Al pacifista perfetto non è necessario, davanti a un problema internazionale, compiere nessun eccessivo sperpero di materia cerebrale: gli bastano una mezza dozzina di invocazioni sentimentali, buone per tutti i casi. Nella peggiore delle ipotesi, gli basta farsi prendere in giro dai suoi stessi amici: com'è accaduto a E. T. Moneta, che ha scritto il 18 ottobre alla grande papessa del pacifismo, signora baronessa Bertha von Suttner, presidente del Comitato austriaco di amicizia austro-italiana, ·lamentandosi dell' " atto arbitrario con cui il Governo austriaco ha lacerato il Trattato di Berlino," e dichiarando che "il Comitato italiano è ridotto a non poter esercitare alcuna azione effettiva nel pubblico italiano, se dal canto suo l'analogo Comitato austriaco non è in grado di svolgere con coraggio ed attività un programma tale da smentire l'accusa di giovare solo agli interessi di una politica dispregiatrice," ecc., ecc. E la papessa risponde: Non abbiamo l'intenzione di condurre direttamente ad una soluzione le divergenze esistenti fra i nostri due paesi. Noi scegliamo la via indiretta, cioè l'unica via possibile. Ci preme innanzi tutto di allacciare delle relazioni di cultura fra le due popolazioni ... Quando saremo riesciti ad intenderci suJ terreno delle relazioni generali riguardo all'umanità (I), al benessere (I), all'economia (I), alla coltura (I), allora non sarà difficile risolvere le divergenze politiche in modo pacifico e soddisfacente per ambe le parti. Noi abbiamo divisato di tenere fra breve una grande adunanza pubblica, nella quale parlerà un noto scrittore viennese sulle nostre relazioni di civiltà col popolo italiano, e nella quale verranno lette delle poesie di notevoli scrittori italiani (111). Tenendo cosi i nostri sforzi lontani dal mio paradosso belligero; e mi hanno trasformato senz'altro in un " campione di guerra anche immediata." 60 BibliotecaGino Bianco

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