Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

"Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 riservato. Ci sono altri quattro Dillon, che di politica internazionale e di profezie sull'equilibrio del Mediterraneo non si sono mai impicciati. C'è finalmente un dr. E. J. Dillon, pubblicista e noto studioso di politica internazionale, il quale potrebbe avere scritto il mitico opuscolo. Se fosse lui, basterebbe supporre nel testo della Ragione un errore di trascrizione nella prima iniziale, e sostituire un'E al W: ed ecco dimostrata a luce di magnesio l'autenticità del testo crispino. Ma ahimè! Il dott. E. J. Dillon, ricercato da noi e perseguitato da nostre lettere per tutta Europa, affinché ci dicesse se un opuscolo cosI straordinario è stato da lui scritto, alla fine è stato raggiunto ad Atene dai nostri scongiuri; e da Atene ci scrive in data 24 novembre 1911: Io non ho nessun ricordo dell'opuscolo, a cui Ella fa allusione. Ho pubblicato soltanto articoli; e gli estratti dell'opuscolo citato da Crispi non sono miei. Non posso perciò darmi per l'autore di questi. Se cosi facessi, mi si potrebbe accusare di farmi bello della fama altrui. Che ci sia un altro Dillon, non menzionato dai dizionari di inglesi illustri, eppure autore di un opuscolo cosI profetico da meritare proprio il titolo di nuovo Ezechiele nella politica mondiale? Tutto è possibile. Per conto nostro, finché quest'opuscolo stupefacente non ci è messo proprio sotto gli occhi, noi continueremo ad affermare che esso non esiste, e che per conseguenza anche la lettera di Crispi è falsa. La falsità, del resto, risulta dalle prime parole. Il Crispi, leggendo il supposto opuscolo del Dillon, nel 1894, ne ammira "la intuizione superba e la antiveggenza miracolosa." Come poteva sapere il Crispi nel 1894 che quella del Dillon era un'antiveggenza miracolosa? I profeti qui sarebbero due: il falso Dillon che prevede i fatti, e il falso Crispi che prevede anche lui che il Dillon prevede in modo miracoloso i fatti! Il falsario, che dev'essere, tutto compreso, un discreto scimunito, nel fatturare il documento, ha dimenticato che il suo Crispi deve scrivere nel 1894, e gli attribuisce una idea che è naturale solo nel cervello di un falsario del settembre 1911. Chi è il falsario? Anche questa lettera del Crispi dimostra che il falsario è grande ammiratore del nazionalista Gualtiero Castellini. Infatti, nel volume Tunisi e Tripoli, pubblicato dal Castellini nel marzo 1911, a pp. 222-3, si trovano queste parole: Se in questo momento noi avessimo alla testa del paese un uomo, il problema sarebbe senz'altro risolto... La nostra guida, oggi, può essere un'ombra. E l'ombra si chiama Francesco Crispi. 128 BibliotecaGino Bianco ·

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