Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

"Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 I documenti pubblicati sono sei: a) un primo rapporto che il Rohlfs, per invito del capitano Camperio invia al Crispi sulle condizioni della Tripolitania e su un programma di penetrazione economica italiana, in data 5 luglio 1894; b) lettera di Camperio al Crispi, che accompagna il rapporto Rohlfs, in data 7 luglio 1894; e) lettera di Crispi a Camperio di ringraziamento e di osservazioni sui documenti ricevuti, in data 9 luglio 1894; d) un secondo rapporto del Rohlfs al Crispi sulle condizioni economiche, sociali, politiche della Tripolitania e della Cirenaica, in data 18 luglio 1894; e) lettera Crispi a Camperio sulla necessità di preparare l'Italia con una sistematica e seria campagna di stampa e con la penetrazione pacifica nel paese alla conquista militare futura, in data 24 luglio 1894;· f) lettera Crispi a Camperio sull'avvenire dell'Africa settentrionale, sull'equilibrio del Mediterraneo, sul dovere che ha l'Italia di andare a Tripoli, in data 16 agosto 1894. 2 [ La guerra d'Africa Questa pubblicazione era stata abilmente preparata un mese prima (Ragione, 20 agosto 1911), con un interessante gruppo di d_ocumenti sulla guerra d'Africa del 1896, dai quali risultava che di quella disastrosa impresa il Crispi era stato quasi del tutto innocente, e aveva portato in silenzio la responsabilità delle colpe altrui: "silenzio, che parve qualche volta vile e fu invece eroico." Il Crispi, infatti, secondo questi documenti straordinari, era convinto che di fronte all'Etiopia occorreva seguire una politica, non di aggressioni guerresche, ma "di persuasione, di traffici, di agricoltura": "ogni altra via," soleva ripetere col capitano Camperio, "è per me da escludersi, in modo perentorio ed assoluto. Chi pensasse diversamente, tradirebbe coscienziosamente il supremo interesse dello Stato." E ancora nel novembre 1895 scriveva ad un ignoto amico: "Intendo che le autorità militari non impegnino il paese in una lotta a caso; intendo, soprattutto, che dal Generale Baratieri, ai comandanti in sottordine, sappiano che la nostra direttiva attuale, l'unica impellente per il momento, deve essere quella di assicurarsi una difesa ferrea, su dati punti, e non correre all'impazzata da un punto all'altro della colonia." E il 19 dicembre telegrafava a Baratieri: "Il Governo non intende far politica di conquiste, meglio di espansioni." Il 20 dicembre ripeteva: "Il dovere supremo di Baratieri è quello di preparare la difesa della colonia, non sparpagHando le forze su punti lontani. Baratieri dovrebbe ricordare Coatit." Egli " non solo non voleva la guerra, ma non intendeva che sotto speciose cause si volesse ·trascinare il paese 2 La parte che segue fra parentesi quadre fu dal Salvemini aggiunta nel voi. Come siamo andati in Libia, pp. 24-26. [N.d.C.] 118 BibliotecaGino Bianco

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