Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Il partito popolare e la questione romana Forse - scriveva monsignor Talamo, dopo avere spiegata la questione del salario siffatta q~estione sul salario famigliare o s'attutirà o sarà destinata a passare in seconda linea dinanzi ad altre .assai piu importanti questioni pratiche. Capiva la inconciliabilità del dissidio; si rimetteva al buon Dio, perché facesse nascere questioni piu pratiche e piu importanti che quella del sala– rio. Ma quale questione piu importante e piu pratica di questa? Piu candi– damente del Talamo, il Programma di Milano, arrivato a questo punto, dichiarava di... astenersi dall'entrare in argomento (p. 50). Analogo dissidio sul problema della organizzazione operaia. L'operaio, abbandonato a se stesso, si trova in balfa del capitalismo; il socialismo gli indica il mezzo per diventar forte nell'organizzazione di classe, e gli pro– pone come ultimo fìne dei suoi sforzi l'abolizione delle classi. I cattolici vogliono invece affratellare le classi; ma non possono abbandonare intanto l'operaio alla mercè del piu forte; questa è una necessità della loro coscienza e della loro propaganda. Bisogna dunque organizzare gli operai. Su questo tutti erano d'accordo. Ma la sola parola "organizzare" non dice nulla: an– che le confraternite sono organizzazioni. Ed ecco la lotta fra conservatori e democratici. I primi rifuggivano istintivamente dalla organizzazione ope– raia pura, e approvavano unicamente i sindacati misti di padroni e operai. I democratici volevano i sindacati puri, e arrivavano fìno alla lotta di classe. Il papa, nella sua enciclica, toccava anche questo punto: accettava qua– lunque forma di associazione, sive totas ex opificibus confiatas, sive ex utro– que ordine mixtas: dava cioè un colpo alla botte e uno al cerchio. Caratteristiche le discussioni avvenute nel secondo congresso cattolico italiano per gli studi sociali in Padova (26-28 agosto 1896). 5 Si parlava della questione rurale, e bisognò affrontare il fenomeno dell'assenteismo dei pro– prietari. Il pr.of . Toniolo, efficace parlatore e rappresentante della corrente democratica, biasimò vivamente l'assenteismo come immorale e contrario al concetto cristiano della proprietà, che, se dà al padrone dei diritti, gli impone anche dei doveri. L'assemblea naturalmente applaudL Tuttavia - riproduco testualmente la relazione della Rivista internazionale - ad alcuni, fra i quali l'egregio conte [quanta suggestione in questo titolo!] Soderini di Roma e il prof. Gusmini di Bergamo, parve che, se era giusto inculcare ai padroni l'adempi– mento dei loro doveri, era pure bene richiamare i contadini all'osservanza dei loro ob– blighi. Poiché anche i contadini, si osservò, si rendono colpevoli di assenteismo allor– quando cedono al desiderio di emigrare o nella vicina città o in lontane contrade. Il dott. Mauri, che è stato poi ministro all'Agricoltura nel 1921, dovet– te penar poco a dimostrare che l'assenteismo del contadino è simile alla gita in carrozza, che fa il condannato quando lo menano al patibolo; eppoi, aggiunse, sarebbe stato "inopportuno" che in un congresso, in cui si stu– diavano le miserie dei contadini, si cominciasse col rimproverare ad essi mancanze indipendenti dalla loro volontà. Il congresso, preso fra due fuochi, 5 "Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie," ottobre 1896. 54 BibliotecaGino Bianco

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