Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

L'avvenire del partito cattolico la nostra conquista, ci saremmo messi, nel periodo del governo provvisorio, a fare e a disfare il mondo a furia di decreti; e poi, a elezioni compiute, trovandoci di fronte a una maggioranza clericale conservatrice, non avrem– mo voluto arrenderci alla necessità delle cose, e Milano avrebbe dato le seconde giornate di giugno, e Cavallotti sarebbe stato il nostro Ledru– Rollin. Ora tutto questo sarebbe stato male, malissimo. Noi non avremmo dovuto perdere la testa, noi non avremmo dovuto perdere il sentimento della limitazione delle nostre forze e della impossibi– lità di uno stato socialista in questa Italia semifeudale e semicretina; noi per il breve periodo che saremmo restati al potere, avremmo dovuto solo pensare a preparare ai nostri successori clericali il maggior numero di diffi– coltà possibile: quindi non abolire tutto o parte dell'esercito, come vuole il nostro ridicolo programma minimo; 1 perché togliere questa seccatura ai clericali? invece mantenere l'esercito e abolire il dazio consumo, e cosi non far trovare ai clericali il denaro necessario a mantener l'esercito, per obbli– garli o a intaccar l'esercito e provocare dei pronunciamenti, o a rimettere in vigore il dazio consumo e dichiarare il fallimento del loro programma di ri– forme sociali. Non proclamare, con una serie di decreti uno piu matto del– l'altro, la nazionalizzazione del suolo, ma abolire semplicemente i dazi sul grano; non perdere il tempo a discutere cogli anarchici sulla forma dello stato, ma proclamar subito l'autonomia comunale. Intanto spingere avanti energicamente l'organizzazione operaia, sciupar poco tempo in dimostrazioni e in chiacchiere inutili, stare ben attenti alle elezioni, e, senza la pretesa di conquistare la maggioranza, uscirne piu forti che fosse possibile. E poi, dopo le elezioni, che avrebbero dovuto avvenire al piu presto perché il ferro fosse battuto quand'era caldo, consegnare di buon grado la castagna bruciante in mano dei clericali, e riprendere con lena raddoppiata e con tutti i nostri uomini al completo la nostra opera di critica e di aspetta– z10ne. Avremmo noi seguita questa tattica se dopo Abba Garima il commen– dator Mussi non avesse perduti i cinque minuti? 2 Non credo. La seguire– mo in avvenire? Non so. La sibilla cumana ha finito di parlare. 1 Il primo "programma minimo" politico del partito socialista italiano, formulato da un Consiglio nazionale eletto nel congresso clandestino di Parma (gennaio 1895) e pubblicato nella "Lotta di classe," Milano, 30-31 marzo 1895. [N.d.C.] 2 Cfr. n. 2 a p. 12. [N.d.C.] 38 BibliotecaGino Bianco

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