Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Su che cosa contano i cattolici zate per sempre le catene che lo avvincevano al carro del capitalismo. Ma, dopo la prima lotta, in cui la borghesia finanziaria s'era nascosta nelle can– tine, e la borghesia industriale erasi tenuta dietro le finestre socchiuse a spiare l'esito degli avvenimenti, e l'aristocrazia fondiaria clericale legittimi– sta era stata colle braccia incrociate a veder cader nel fango la dinastia sor– ta dal fango, dopo il primo momento di stupore, tutte le frazioni della borghesia, spaventate dalla repubblica rossa, vennero fuori alla luce del sole, si strinsero in fascio, e forti dell'unione, col grido: O catechismo, o socia– lismo!, si precipitarono sul proletariato e lo schiacciarono nelle giornate di giugno. La sola piccola borghesia cittadina radicale, capitanata dal Ledru– Rollin, non si schierò colla reazione borghese contro la rivoluzione proleta– ria; ma, spinta in sensi contrari dagl'interessi contraddittori, che essa acco– glie nel suo seno; rivoluzionaria nei momenti di calma, paurosa nei momen– ti rivoluzionari, incapace a trarre le conseguenze dalle premesse già accettate, sempre incerta nella sua azione, sempre pronta a prender per fatti le ciar– le dei suoi retori; facendo continuamente da spoletta fra rivoluzione e controrivoluzione, finf, nei suoi movimenti slegati e illogici, con rinforzare sempre la causa della reazione. E cos1 il proletariato, nel febbraio del '48, non istrappò dalle mani della borghesia orleanista il potere politico, se non per riconsegnarlo nel giugno, integro, riveduto, migliorato e corretto, nelle mani di tutta la borghesia stretta in fascio a sua rovina. 3 Che lo stesso sarebbe avvenuto in Italia dopo il marzo '96, mi pare indiscutibile. Chi sa? Cavallotti forse sarebbe stato il nostro Ledru-Rollin, Milano ci avrebbe dato le seconde giornate di giugno, e il proletariato ita– liano avrebbe tratte le castagne dal fuoco, solo per cederle ai clericali. Non credo necessario fermarmi a dimostrare, che sarebbe stata impossi– bile la nostra permanenza al potere. Chi non è matto da legare, questa ve– rità deve sentirla senza bisogno di dimostrazione. Fra vent'anni noi, forse, avremo in Italia tanta forza da tener fronte a tutta la borghesia, e le con– dizioni economiche renderanno possibile la nostra rivoluzione; per ora la no– stra sola forza consiste nella debolezza e nella vigliacchéria dei liberali sa– baudisti. Credere, nelle attuali condizioni, di poter impiantare in Italia uno stabile governo socialista, è mettersi per una strada, in fondo alla quale si trovano necessariamente le piu atroci delusioni. Ammesso dunque, che noi non possiamo per ora metterci durevolmente al posto della tetrarchia; ammesso che l'opera nostra per buttar giu la tetrarchia non farebbe che pre– parar la strada al dominio clericale e render possibile l'assorbimento della borghesia liberale nel seno della clericale e la costituzione di un nuovo "partito dell'ordine"; ammesso tutto ciò, nasce naturalmente per noi la do– manda: il partito socialista italiano, di fronte a questa poco seducente pro– spettiva, che cosa deve fare? continuare per la strada, che segue ora, e 3 Si legga, a questo proposito, il magnifico lavoro del MARx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, Biblioteca della "Critica sociale," [Milano, 1896]. ~ la storia della Francia di ieri; forse sarà la storia dell'Italia di domani, se l'esperienza del passato non ci renderà prudenti. 13 Biblioteca Gino Bianco

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