Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Ancora sui protestanti in Italia e tenuta in carcer~ chissà quanto tempo, e poi processata, e poi magari condannata, per avere offeso il capo di uno stato estero, dicendo che il papa non dovrebbe essere vestito di seta e dovrebbe andare lui a fare la questua. Se non si potesse -dire qualcosa di simile per nessun capo di stato estero, i carabinieri avrebbero un gran da fare a metter dentro democratici cristia– ni, che dicono sui capi dello stato estero russo, o jugoslavo, o magiaro, o cinese ben altro che quanto dissero i due protestanti in quel di Palaia. Quel che importa sapere è se ogni discussione su questioni di religione può dare motivo in Italia a un processo per vilipendio alla religione dello stato. Questo problema dovrebbe interessare, ma non interessa affatto, i famosi partiti "laici." Bisogna aggiungere che non interessa neanche molti comunisti. Uno di costoro mi scrive per domandarmi perché "sbraito" per rivendicare le libertà dei protestanti e non quelle dei comunisti. Rispondo che per le libertà dei protestanti molti, compresi troppi comunisti, non sbraitano af– fatto e perciò sbraito io; mentre le libertà dei comunisti hanno tanti difensori fra comunisti e non comunisti che il mio concorso non è necessario· come nel caso dei protestanti. Se i comunisti fossero ridotti nelle condizioni dei protestanti, sbraiterei per essi come per i protestanti. Perché la libertà come la intendo io è la libertà di tutti, specialmente di quelli che non la pen– sano come me, mentre la libertà di troppi comunisti (preti rossi) e di troppi clericali (preti neri) è la libertà dei soli comunisti e dei soli clericali di con– quistare il governo e allora sopprimere la libertà di tutti gli altri. La, libertà religiosa in Lucania 18 La comunità evangelica di Venosa (Potenza) ha deliberato di costruire una cappella per il suo culto. I lavori dovrebbero cominciare il 5 aprile. Ma il 3 aprile il maresciallo dei carabinieri notifica verbalmente al co– struttore che per ordine della prefettura non deve dare inizio ai lavori, prima che pervenga dal competente ministero il permesso. La prefettura conferma, sempre verbalmente, il divieto, perché manca il permesso del mi– nistero per la costruzione della cappella. Gli interessati protestano al ministero dell'Interno. Ma il ministero fa il morto. E il maresciallo rinnova la sera del 19 aprile, sempre a voce, il divieto, e minaccia l'arresto del costruttore qualora i lavori abbiano inizio. Il ministero dell'Interno, nuovamente sollecitato, continua a fare il morto. Esso, infatti, non è competente né a dare né a negare quel permesso, perché non esiste nessuna legge che gli dia o gli neghi la facoltà di concederlo. Dovrebbe, allora, rispondere al prefetto che lasci correre. Invece tace. E il prefetto continua a far ripetere all'interessato che è necessario aspettare il permesso del ministero. Ci troviamo di fronte a un atto di ipocrisia e di vigliaccheria, di cui 18 Ibid., 5 giugno 1954, pp. 163-64; riprodotto in Clericali e laici, cit., pp. 159-61. [N.d.C.] 474 BibliotecaGino Bianco ,

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