Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

La prima disfatta della democrazia cristiana in Italia qualunque azione politica"; un assistente ecclesiastico nominato dal ve– scovo della diocesi dovev~ sorvegliare qualunque loro riunione; non si dove– vano fare polemiche sui giornali; non si potevano pubblicare scritti su que– stioni religiose e morali o di "diritto naturale" senza aver ottenuto il per– messo del vescovo: era dovere obbedire sempre, prontamente, in silenzio, a qualunque ordine delle autorità ecclesiastiche. In una istruzione dello stesso giorno, che cominciava con le parole "Nessuno ignora," Leone XIII fece obbligo ai giornalisti cattolici, e a chiunque partecipava a un qualsiasi movimento cattolico, di tener sempre desta l'attenzione del popolo italiano sulla "condizione intollerabile," in cui era ridotto il pontefice dopo la violazione dei suoi sacri diritti e della sua indipendenza. Questa volta i democratici cristiani non potevano non capire. D:chia– rarono il 9 febbraio 1902 di sottomettersi all'ordine "Nessuno ignora," ma di non poter ubbidire alle istruzioni della congregazione degli Affari ecclesiastici e di appellarsi al papa, al quale avrebbero presentato un memo– randum. Era il gioco delle condanne e degli appelli e contrappelli, ben noto ai canonisti del medioevo. Inoltre parve ai democratici cristiani piu sottili che ogni difficoltà fosse superabile se si ricorreva alla "combinazione" di sottomettersi al det– tato del 27 gennaio, ma entrare in massa nell'Opera dei congressi, impa– dronirsi della presidenza centrale, e da allora in poi obbedire... a se stessi. Cercavano di guadagnar tempo. Leone XIII era vecchio, e ormai in condizioni di salute tali da non poter vivere piu a lungo. Il cardinal Rampolla sa– rebbe stato il successore. Allora la democrazia cristiana non avrebbe in– contrato piu ostacoli. A mantenerli in questa attitudine di attesa, il cardi– nal Rampolla ottenne da Leone XIII, nell'autunno del 1902, la nomina del conte Grosoli a presidente dell'Opera dei congressi: il Grosoli godeva allora la fiducia dei democratici cristiani. Mentre nella politica interna francese e italiana il fallimento di Leone XIII era evidente, esso era completo anche nella questione romana. Nel 1902 non solo fu rinnovata la Triplice alleanza, ma un'amicizia franco– italiana, che aveva cominciato ad albeggiare nel 1896, diventò vera e pro– pria intesa nel 1902. Probabilmente Leone XIII ritenne possibile che l'in– tesa franco-italiana facesse saltare in aria la Triplice alleanza, e ritornato a fare la spoletta dalla Francia alla Germania, sperò che Guglielmo II ridi– ventasse "la spada della Chiesa cattolica. 1120 Quando venne a morte (20 luglio 1903), erano in corso trattative per una visita a Roma del presidente della repubblica francese. 21 Leone XIII aveva sciupato venticinque anni di fatiche per tenere in vita una questione romana, a cui nessuno piu badava. Uno degli uomini piu spiritosi di quel tempo, mons. Duchesne, compendiò in un epigramma 20 GUGLIELMO II, Memorie, Milano, 1923, p. 186. 21 E. LECANUET, Les signes avant-coureurs, cit., p. 484. 360 BibliotecaGino Bianco

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