Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Il "cattolicismo sociale" di Leone XIII Finora Leone XIII aveva tenuto la stessa riserva di Pio IX vervso il "cristianesimo sociale." La sua enciclica del 1878 contro i socialisti 1 non diceva nulla di nuovo, dopo quanto Pio IX aveva tante volte detto e ripetuto. Qualche vago accenno alla questione sociale si trova nell'enciclica Humanum genus del 1884; ma siamo sempre alla diagnosi tradizionale, che fa risalire tutti i mali della società alla riforma protestante, al raziona– lismo, al liberalismo, al materialismo, che hanno indebolito lo spirito cri- · ..stiano e l'autorità della Chiesa. Qualche dichiarazione di benevolenza per gli operai, nel 1887 e 1889, non consueta nei precedenti discorsi ponti– fici, non oltrepassò mai i cancelli di quei sentimenti caritatevoli, che per tradizione si addicono a un papa. Ma le idee, che circolavano fuori d'Italia nel mondo cattolico, non potevano non filtrare anche. in Italia. Nel 1889 un gruppo di cattolici, fra i quali una persona di fiducia di Leone XIII, Giuseppe Toniolo, pro– fessore di economia politica all'università di Pisa, fondò una "Unione catto– lica per gli studi sociali in Italia." E finalmente venne l'enciclica Rerum novarum, due anni dopo che Bismarck aveva cominciato a varare il vascello corpulento della sua legisla– zione sociale, e sessant'anni dopo che si discuteva in Europa di socialismo e comunismo. Solo allora Leone XIII scoprf che l'organizzazione operaia non poteva piu essere semplicemente religiosa e carita.tiva, e che le classi lavoratrici dovevano essere protette da una legislazione sociale. I gesuiti della Civiltà cattolica non potevano novellare piu che bisognasse non abo– lire la miseria ma beatificarla, come aveva fatto Gesu Cristo, che se l'era presa per consorte. Per spiegare la data 1891 dell'enciclica Rerum novarum, bisogna tener presenti anche le vicissitudini della questione romana. Subito dopo il 1870 la neonata repubblica francese, governata da cleri– cali e monarchici, sembrò dovesse muovere guerra all'Italia per disfarne l'u– nità politica e restaurare la sovranità territoriale del papa. Questo sogno svan1 nel 1877, cioè prima ancora che Pio IX morisse, con la disfatta elettorale dei clericali e dei monarchici in Francia. Leone XIII continuò a sperare in una guerra franco-italiana dopo che la questione di Tunisi ebbe scavato fra il governo italiano e il governo francese un abisso, che sembrava incolmabile. Ma il governo italiano conso– lidò la propria posizione alleandosi con gli Imperi centrali nel 1882, ed ottenendo da essi la promessa di astenersi dal sollevare la questione romana e l'impegno 2 di intervento armato nel caso di aggressione francese. Con tutto questo, fino al 1889, Leone XIII si illuse che Bismarck lo avrebbe assistito nelle sue rivendicazioni territoriali. Solo nel 1889 si rese conto che Bismarck s1 era fatto gioco di lui. 1 L'enciclica Quod apostolici muneris, del 28 dicembre 1878, sul socialismo, comunismo e nichilismo. [N.d.C.] 2 Questo significato negativo, ma importantissimo, della Triplice alleanza è sfuggito a F. SA- LATA, Per la storia diplomatica della questione romana, cit., pp. 109-18. 349 BibliotecaGino Bianco

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